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Letta, legge elettorale e "golpe" Monti: Napolitano è stufo

Giulio Bucchi
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Giorgio Napolitano è stufo. Il balletto a Palazzo Chigi tra Enrico Letta e Matteo Renzi, le riforme che non arrivano mai al dunque, ora la bufera per il "complotto" dell'estate 2011 che lo ha travolto in pieno, con le accuse di Forza Italia e la richiesta di dimissioni del Movimento 5 Stelle. L'impeachment grillino è fallito, certo, ma il presidente della Repubblica non ha ancora smaltito il carico di incertezze e amarezze, anzi. Si preannunciano giorni se possibile ancora più duri. Per ora, nel limite del possibile, il Colle lascia che la partita sul futuro del premier sia tutta interna al Partito democratica. "L'ultima parola ce l'ha il Pd", ha detto Napolitano da Lisbona. Quando Renzi avrà convinto Letta a cedergli la poltrona, allora toccherà di nuovo al Quirinale riprendere il pallino, dare l'incarico al segretario democratico, assistere al varo di un nuovo esecutivo. La riforma elettorale, e poi... - Dopo Berlusconi, Monti, il tentativo fallito di Bersani, la rielezione richiesta "in ginocchio" dai maggiori partiti, il travagliato avvio dell'esperienza di Letta, la fuoriuscita del Cavaliere dalla maggioranza, insomma, sarà un'altra patata bollente per Re Giorgio. E anche questa volta il presidente ha dettato condizioni chiare a Renzi e a tutto il Parlamento: non si sciolgono le Camere fino a che non si avrà una riforma elettorale. Ha tifato Renzi proprio per questo motivo, Napolitano: il Rottamatore sembrava l'unico in grado di portare a casa una nuova legge elettorale. L'Italicum però è ancora al palo, bloccato dalle obiezioni e dalle richieste di altro tempo dei cosiddetti "partitini". Servirà qualche settimana più del previsto per avere la riforma. Troppo per tenere in vita un governo boccheggiante come quello di Letta. L'ipotesi dimissioni - Per questo Napolitano non farà catenaccio: Renzi diventi pure premier, faccia le riforme promesse. Se poi quella del Senato ritarderà, basta indugi. Si potrà andare a votare. E se per caso, dopo le elezioni europee di maggio, il Rottamatore avrà intenzione di cambiare la propria squadra, mandando a casa Angelino Alfano e imbarcando Sel e dissidenti 5 Stelle, ne trarrà le conclusioni: a quel punto, sì, Napolitano potrà accontentare Grillo e lasciare il Colle. Con una nuova legge elettorale si potrà tornare comunque alle urne e le eventuali dimissioni di Napolitano rientrerebbero in una logica quasi "naturale": il suo secondo mandato era in fondo nato per essere breve e temporaneo, reggere il peso di un'emergenza vera (come quella della primavera 2013). Poco importa se quella emergenza oggi appaia quasi eterna. E' un problema dei partiti e il Colle è stanco di fare il badante. Anche perché a pesare sulle spalle non è più solo l'età, ma anche l'ombra di una gestione "monarchica" del potere, come accusato da più parti. E rifare l'errore dell'autunno 2011 sarebbe un pessimo modo per chiudere il mandato. di Claudio Brigliadori

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