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Governo Renzi, toto-ministri: spunta anche Montezemolo

Andrea Tempestini
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La squadra si allarga. Le difficoltà crescono di ora in ora. Anche Matteo Renzi dovrà ricorrere al manuale Cencelli, e per accontentare tutti si trova già costretto ad aumentare le poltrone: la sua squadra di ministri, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe allargarsi dai 12-13 previsti inizialmente fino a 16-18 membri. Nel frattempo c'è chi si sfila. Oscar Farinetti, per esempio, dato in quota per l'Agricoltura che però ora chiude con una battuta il chiacchiericcio sul suo conto: "Non farò il ministro, ognuno deve fare il proprio mestiere", spiega il patron di Eataly. Che aggiunge: "Devo pensare alle mie aziende. E poi forse gli italiani hanno le scatole piene di imprenditori di successo che si mettono in  politica". Se Farinetti ha rifiutato il posto sua sponte, c'è qualcuno che invece si è preso la porta in faccia da Renzi. Alessandro Profumo, presidente di Banca Montepaschi a quanto pare avrebbe chiesto un posto in squadra al segretario ma ha dovuto fare marciainditero. Matteo gli ha dato un bel due di picche. Profumo infatti cerca un'exit strategy da Mps. Non è ben visto dal management senese e così un incarico di governo potrebbe permettergli un salvatggio in extremis. Inoltre Profumo cerca ancora chi compra la banca per la cifra di 4 miliardi. Ma finora non avrebbe trovato acquirenti e così vorrebbe puntare su palazzo Chigi per garantirsi una poltrona in prima fila. Ma Matteo non ci sta.  Governo Renzi-Baricco - Chi invece non ha intenzione di andare al governo è Alessandro Baricco. Era tra i papabili per il dicastero della Cultura (la pista, dopo un raffreddamente, è tornata in auge). Baricco, infatti, si è materializzato a Firenze. Al suo arrivo alla stazione Santa Maria Novella di Firenze, incalzato dai giornalisti, ha spiegato: "Sono qui per incontrare Renzi. Discuteremo della squadra di governo. Io ministro della Cultura? Non vengo certo a dirlo a voi...". Poi la chiusura: "Ho una vita che mi piace e non ho intenzione di cambiarla. Spero e credo che con Matteo troveremo il modo di lavorare insieme su un tema che sta a cuore a entrambi e che è un punto forte del suo programma: quello dell'educazione. Io ministro? No, sono assolutamente convinto di non avere il talento per fare questo". Montez - Se dal mondo imprenditoriale arrivano segnali negativi anche da Andrea Guerra, ad di Luxottica in odor di Sviluppo Economico (Guerra continua a resistere alle sirene di Renzi), ecco che Repubblica dà conto di uno scenario suggestivo: l'ex sindaco di Firenze avrebbe messo nel mirino Luca Cordero di Montezemolo. Per lui ci sarebbe in ballo proprio lo Sviluppo Economico, oppure un ruolo ritagliato ad hoc, come il "marketing Italia". Se accettasse, Montez, dovrebbe però lasciare la Ferrari, una circostanza che raffredda le possibilità di un ingresso nell'esecutivo Renzi-Baricco.  Nuovi e riconferme - Sullo sfondo, poi, gli altri nomi. All'Economia resta gettonata Lucrezia Reichlin, candidata anche alla vicepresidenza della Bank of England, e in alternativa Pier Carlo Padoan, ex Ocse e ora alla guida dell'Istat. Per via XX Settembre c'è poi un terzo scenario, molto più rosso, ed è quello che porta a Fabrizio Barca, ex ministro di Monti e oggi animatore della sinistra del Pd. Agli Interni c'è in corso un derby tra due figure che composero anche il governo Letta: Angelino Alfano e Dario Franceschini. Il primo si sarebbe impuntato, e pur restando vicepremier non sarebbe disposto a lasciare il Viminale. Il secondo, al contrario, è l'uomo favorito di Renzi. Probabile, anzi quasi sicura, la riconferma di Emma Bonino agli Esteri, mentre invece alla Giustizia verrà sicuramente avvicendata Anna Maria Cancellieri: in pole position c'è Michele Vietti, vicepresidente del Csm, che però è fortemente osteggiato da Silvio Berlusconi (l'altra opzione è Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta) Tra le riconferme, anche quella di Beatrice Lorenzin alla Sanità e di Andrea Orlando all'Ambiente. Possibile anche che Maurizio Lupi non lasci le Infrastrutture, mentre sparirà l'Integrazione di Cécile Kyenge. Giovani e meno giovani - Quindi i volti nuovi, su tutti la "stellina" di Matteo, la "giaguara" di Renzi, che da buona plenipotenziaria del futuro premier dovrebbe essere dirottata al ministero della Riforme (d'altronde, è stata proprio lei a trattare con Forza Italia per l'accordo del Nazareno sull'Italicum). Possibile un ingresso in squadra anche di Marianna Madia, in corsa per il ministero del Lavoro. Ma la concorrenza all'ex fedelissima di Veltroni è agguerrita: per il dicastero ci sono anche l'ex segretario Pd e già segretario Cgil, Guglielmo Epifani, nonché l'editorialista di Repubblica, Tito Boeri (il favorito delle ultime ore). Il renziano Graziano Delrio è quotato per i Rapporti con il Parlamento (che verranno lasciati da Franceschini). All'Istruzione dovrebbe essere paracadutata Chiara Giannini di Scelta Civica mentre infine, per gli Affari regionali, si fa il nome di Roberto Reggi (ma anche per questo dicastero ci sarebbe in corsa Barca). 

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