Cerca
Logo
Cerca
+

Pier Carlo Padoan, l'uomo che ama la patrimoniale

Pier Carlo Padoan

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

E' decollato da Sidney. Destinazione: Roma. In volo c'è Pier Carlo Padoan, futuro ministro dell'Economia del governo Renzi (lo ha confermato lui in persona a Il Sole 24 Ore). Una nomina che, c'è da scommetterci, farà discutere. Una nomina che spaventa gli italiani, già fiaccati e smembrati dalle tasse imposte dalla cura-Monti prima e da quella del dottor Saccomanni poi. Già, perché mister Padoan, ex vice segretario dell'Ocse, ha un chiodo fisso: la patrimoniale. Per l'economista la tassa sui patrimoni potrebbe avere delle "conseguenze positive", "non ci deve spaventare". Il Padoan-pensiero, solo pochi giorni fa, è stato consegnato alle pagine (non a caso...) di Repubblica: "Le tasse che danneggiano di meno la crescita - spiegava solenne - sono quelle sulla proprietà, come l'Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l'occupazione sono quelle sul lavoro". Una frase, secca, che chiarisce il suo pensiero: primum tassare i patrimoni, poi - semmai - abbassare il peso del fisco sul lavoro. Meglio mettere mano al portafogli, dunque. Tassatore - A spaventare, inoltre, è il background di Padoan: non solo Ocse, non solo Fondo monetario internazionale (dove fu direttore esecutivo) ma anche Massimo D'Alema e Giuliano Amato (l'uomo della patrimoniale, appunto, l'uomo che nottetempo fece un raid nei nostri conti correnti per alleggerirli e, di fatto, consegnarci all'euro). Padoan fu infatti consigliere economico sia di Baffino sia del dottor Sottile, e ricoprì anche il ruolo di direttore della Fondazione Italianieuropei, il think-tank politico che gravita nella nebulosa orbita dell'ex eminenza grigia della sinistra, D'Alema, sempre lui. Un background, insomma, che porta dritto dritto a frasi come questa: "Dal punto di vista della crescita - ribadisce - l'imposizione sul patrimonio immobiliare è meno dannosa di quella sul lavoro. Si può tentare di avere, a parità di gettito, un impulso positivo sull'economia e sull'occupazione". Se volessimo fare l'esegesi di questa frase, potremmo anche riproporla così: "Più tasse per crescere". Si salvi chi può. Sculacciato - Il curriculum dell'esimio Padoan dà poi conto dell'apprezzamento per la disastrosa riforma Fornero ("Un passo importante") ma, soprattutto, delle badilate ricevute da Paul Krugman, liberal, premio Nobel per l'Economia del 2008. La sonora sculacciata fu vergata sulle profumate colonne del New York Times, dove - allusivo - scrisse: "Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all'Ocse". Di chi scriveva? Di Padoan, inutile rimarcarlo. Per ultima una nota che potremmo definire di colore. Riavvolgiamo il nastro fino a marzo del 2013, quando la Grecia era sull'orlo del collasso finanziario e, a ruota, il Vecchio Continente e l'euro rischiavano il tracollo. Padoan, candidamente, ammise: "La crisi greca è stata molto sottovalutata sin dal principio". Non il massimo, per uno dei massimi dirigenti dell'Ocse. Non il massimo per l'uomo che sta volando da Sidney per essere paracadutato in via XX Settembre, Roma, governo.

Dai blog