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Roma, niente visita al Quirinale: "Sei autistico". Bufera e frettolosa retromarcia

Gian Marco Crevatin
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"Quando l'ho portato via con me sotto gli occhi dei dei compagni, tutti vestiti con maglietta e cappellino rosso e azzurro, volevo solo piangere vedendo la delusione nei suoi occhi". Parla la signora Lucia, la mamma di Antonio, 12 anni, un ragazzino escluso dalla visita al Quirinale. Il motivo? E' autistico. I suoi compagni avrebbero partecipato alla grande cerimonia dei saluti al Colle, ma la sua presenza non era prevista. La delusione - "Mi hanno chiamato alle 9.30 dalla scuola perché andassi a prenderlo entro le 10.30 perché la classe andava al Quirinale" continua la donna. Nessuno aveva preso in considerazione Antonio per la kermesse quirinalizia, l'insegnante di sostegno non ne sapeva nulla, nessuna nota di avvertimento sul diario, nessuna telefonata per chiedere alla famiglia di partecipare all'evento scrive Gianluca Nicoletti su La Stampa di oggi. Il tutto è piuttosto strano, visto e considerato che la scuola è la rinomatissima "Federico Di Donato” nel quartiere Esquilino, fiore all'occhiello dell'inclusione: insomma l'istituto più politically correct che c'è, almeno per i pargoli della borghesia romana. La rabbia - Ma mamma Lucia non è una che si fa intimorire e crea un tam tam mediatico tale che pure il regista Paolo Sorrentino si appassiona alla storia. I genitori dei compagni imbastiscono un'immediata protesta di mamme e padri solidali alla causa: insieme cominciano a tempestare la scuola di telefonate indignate. La polemica divampa poi sul web e la frittata e ben che fatta. Così la scuola corre ai ripari: la vicepreside chiama la famiglia e si offre di accompagnare personalmente il ragazzo alla cerimonia. Il presidente - La svolta qualche ora dopo: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiede di conoscere Antonio personalmente. Detto fatto, una macchina corre a prendere il bimbo e la madre. Tra autorità, guardie del corpo e portavoci il piccolo Antonio si fa prima un giro del Colle accompagnato da un corazziere in borghese e poi, come nelle migliori favole a lieto fine, lui e la madre stringono la mano alla ministra Giannini in primis e successivamente proprio al presidente della Repubblica. Tutto è bene quel che finisce bene? Quasi, perchè la madre ha avuto giustizia alla fine, ma ha dovuto appellarsi al presidente in persona.

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