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La fibrillazione atriale in ItaliaEcco i numeri del progetto FAI

Diagnosi precoce ed aderenza alla terapia sono i pilastri, assieme ad un corretto piano terapeutico, per la gestione efficace delle patologie croniche. Anche nella fibrillazione atriale

Maria Rita Montebelli
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Diagnosi precoce, piano terapeutico e aderenza alla terapia sono i tre pilastri di una gestione efficace delle patologie. Questo si può dire anche per la fibrillazione atriale (FA) che rappresenta la più frequente aritmia cardiaca, spesso diagnosticata solo quando il paziente è vittima di un evento vascolare che causa gravi ripercussioni su aspettativa e qualità di vita. Il progetto ‘FAI: la fibrillazione atriale in Italia', finanziato dal Centro per il controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute e promosso dal Dipartimento ‘NEUROFARBA' dell'Università degli Studi di Firenze, ha sottolineato come i pazienti con FA che assumevano anticoagulanti fossero circa il 70 per cento, a fronte del 30 per cento che non assumeva questa che viene consideratala terapia più efficace per ridurre il rischio di ictus. Fra le motivazioni del non trattamento, si riportano una scarsa compliance (14,3 per cento dei casi) e un espresso rifiuto della terapia anticoagulante nel 4 per cento. Non assumere farmaci per la FA quadruplica il rischio di ictus trombo-embolico, con conseguenze gravi e invalidanti: una mortalità del 30 per cento entro i primi 3 mesi ed esiti invalidanti almeno nel 50 per cento dei pazienti. Una maggiore aderenza alla terapia prescritta comporta ridotto rischio di ospedalizzazione, minori complicanze legate alla malattia, maggiore efficacia e sicurezza dei trattamenti e risparmio in termini di costi. La scarsa aderenza, invece, priva il paziente di una cura efficace e di una migliore qualità di vita, determinando un aumento degli interventi di assistenza, con aggravio per il Servizio sanitario nazionale (Ssn). Per le patologie croniche come la FA, ma anche come la sclerosi multipla, i disturbi della tiroide e molte altre, è necessario mantenere la continuità terapeutica, poiché il ruolo attivo del paziente nella gestione della propria salute può davvero tradursi in benessere e qualità di vita. I numeri dovuti alla scarsa aderenza sono allarmanti: 125 mila morti e 300 miliardi di dollari l'anno negli Usa, 200 mila morti e 120 miliardi di euro l'anno in Europa. Per questo molti Paesi stanno attuando strategie volte a migliorare l'aderenza dei pazienti: cure più efficaci ai cittadini e migliore gestione delle risorse. (ANDREA COEN TIRELLI)

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