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Dalla Sid allarme diabete urbano“Un diabetico su due vive in città”

Gli stili di vita che favoriscono l'insorgere della patologia diabetica sono più frequenti nelle grandi metropoli: questo è quanto emerge da un'analisi condotta sulla città di Roma

Maria Rita Montebelli
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Vivere in città, come ben sanno gli abitanti dei grandi centri urbani del nostro paese e non, comporta numerosi svantaggi a fronte di innegabili comodità. Non tutti però possono immaginare che tra i minus possa figurare l'essere più soggetti a contrarre una patologia come il diabete. Da un'analisi condotta sulla città di Roma emerge che nei distretti a più alta prevalenza di diabete è più alta la percentuale di soggetti che si muovono con mezzi privati, mentre è risultata inferiore la quota di residenti che si muove a piedi o inbicicletta. Da una dieta sana, all'abbandonare i mezzi privati: laSocietà italiana di diabetologia (Sid) durante il Congresso nazionale che si è concluso nei giorni scorsi a Rimini, ha invitato i cittadini delle metropoli italiane a combattere le cattive abitudini alimentari e la sedentarietà, comportamenti scorretti tipici di chi vive in città. In Italia, secondo l'Istat, le persone con diabete sono 3,27 milioni, di cui il 52 per cento risiede nelle 14 città metropolitane, tanto che tra gli addetti ai lavori si sta facendo strada il concetto di ‘diabete urbano' o ‘urbandiabetes'. “Il problema del diabete urbano – afferma il professor Giorgio Sesti, past president Sid - è un problema globale. L'International diabetes federation (Idf) prevede che nel 2045 i tre quarti della popolazione diabetica vivranno nelle metropoli o in città. Inoltre, si sta assistendo ad un incremento dell'obesità in coloro che vivono in aree urbane rispetto a quanti vivono in ambienti rurali. Per sensibilizzare le istituzioni e i cittadini la Sid ha aderito al progetto Cities changing diabetes allo scopo di promuovere stili di vita virtuosi”.“Prendendo come modello Roma, l'area metropolitana più popolosa d'Italia e la quarta di Europa, dall'analisi congiunta di dati Istat e di rapporti epidemiologici esistenti è stato possibile costruire una mappa del diabete e dei fattori di rischio nella città italiana e nell'area metropolitana”, ha detto Antonio Nicolucci, direttore Coresearch - center for outcomes research and clinical epidemiology, a commento dei dati del Barometer Report 2018, basati sulle analisi effettuate in occasione del coinvolgimento di Roma nel progetto Cities changing diabetes “In particolare, la prevalenza di diabete negli otto distretti dell'area metropolitana è stata messa in relazione con indicatori degli stili di vita e di stato socio-economico”, aggiungel'esperto. All'interno dell'area metropolitana di Roma, la prevalenza di diabete varia fra il 5,9 per cento e il 7,3 per cento nei vari distretti sanitari. Nei distretti a più alta prevalenza di diabete è risultata più alta la percentuale di soggetti che si muovono con mezzi privati, mentre è inferiore la quota di residenti che si muovono a piedi o in bicicletta. Questa osservazione ha evidenziato la forte correlazione tra diabete e stili di vita e l'importanza dell'attività fisica per contrastare l'aumento dei casi di diabete nelle città. Per esempio, nei distretti dove si riscontra una minor percentuale di persone con diabete  - 5,9 per cento - oltre il 20 per cento delle persone si muove a piedi o in bicicletta e il 52 per cento utilizza un trasporto privato come l'automobile o il motorino). Dove invece si riscontra una maggior percentuale di persone con diabete  - 7,5 per cento - la percentuale di persone che si sposta a piedi o in bicicletta scende al 12 per cento e sale al 62 per cento quella delle persone che utilizza un mezzo privato. Inoltre, i distretti con più alta prevalenza di diabete si caratterizzano per un più elevato tasso di disoccupazione e una più bassa percentuale di laureati/diplomati, ma anche per un più basso indice di vecchiaia. “Questi dati sottolineano come, in un ambito urbano, il basso stato socio-economico rappresenta un fattore importante di vulnerabilità per il diabete. Considerato che l'età rappresenta assieme all'obesità il principale fattore di rischio per il diabete, è importante enfatizzare che nonostante il più basso indice di vecchiaia, i distretti più svantaggiati dal punto di vista socio-economico presentano una prevalenza più elevata di diabete. Questo vuol dire che in condizioni di vulnerabilità socio-culturale, il diabete non solo è più frequente, ma insorge anche più precocemente nel corso della vita. Si conferma inoltre l'importanza degli stili di vita, soprattutto della ‘slow mobility' come importante fattore per arginare la crescita dei casi di diabete – prosegue Nicolucci – L'analisi effettuata su Roma rappresenta a tutti gli effetti un nuovo modo di considerare una patologia cronica quale è il diabete come una rete di complesse interazioni fra caratteristiche individuali, socio-culturali e ambientali e per questo il modello sarà ora esportato alle altre aree metropolitane italiane. Tutto questo nell'ottica di identificare i determinanti della vulnerabilità ed agire in modo mirato sulle persone a rischio più elevato di sviluppare il diabete, obiettivi propri del programma Cities changing diabetes”.

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