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MIlena Gabanelli e la "truffa dei telefonini": "Cosa di più ripararli che comprarli nuovi, cosa c'è dietro"

Giulio Bucchi
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La grande "truffa dei telefonini". Milena Gabanelli, sul Corriere della Sera, mette alla berlina le "grandi aziende" hi-tech che, parole della fondatrice di Report, "possono fare letteralmente quello che vogliono, e noi subire, perché tanto le leggi arrivano sempre dopo". Il concetto è semplice: fanno di tutto per convincerci a ricomprare un telefonino nuovo (smartphone, o tablet, ma il discorso vale anche per altri settori) piuttosto che fare aggiustare uno vecchio (magari guasto, ma ancora funzionante), perché il costo della riparazione è alto quasi quanto il prezzo d'acquisto di un modello uguale o addirittura più recente. Ci sono addirittura elettrodomestici come spazzolini elettrici, tostapane o frullatori che sono semplicemente impossibili da aggiustare in caso di guasto. Risultato: "nel 2000 in Italia c'erano seimila negozi dedicati alla riparazione degli elettrodomestici. Nel 2017 sono scesi a 4.500". "Il 44% degli apparecchi elettronici ed elettrici guasti diventano spazzatura, senza aver fatto nemmeno un tentativo di riparazione". Conseguenze pesanti per le nostre tasche, per intere professioni in crisi e per l'ambiente. Questo meccanismo perfetto è una strategia di progettazione, la "obsolescenza programmata", che dal 2015 in Francia è diventato un reato punito con 2 anni di carcere e una maxi-multa di 300mila euro. Le class action nate di conseguenza hanno portato alle ammissioni della Apple e inchieste contro aziende produttrici di stampanti accusate di segnalare le cartucce come scariche, "anche quando sono ancora piene di inchiostro dal 20% al 40%". La Gabanelli ricorda come "quando si acquista un prodotto, si ha sempre diritto alla garanzia legale, che si tratti di un frullatore da dieci euro o di un elettrodomestico da mille euro. In Italia se nei 24 mesi successivi all'acquisto si presentano dei danni al prodotto, il rivenditore deve ripararlo o sostituirlo, senza spese aggiuntive".

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