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Cuore e scompenso cardiaco, il segnale del tuo corpo che non puoi sottovalutare: come salvarsi la vita

Davide Locano
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Sentite un lieve affanno a fare le scale, accusate stanchezza dopo mangiato e notate gonfiore dei piedi e delle caviglie verso sera? Se pensate che siano i postumi di una giornata faticosa, di un pasto abbondante o sintomi legati al caldo o all'età sbagliate di grosso, perché invece è il vostro cuore che parla, che si sta ammalando e che vi manda precisi segnali di allarme. Il cuore è l'anima della nostra vita, e passiamo tutta la nostra esistenza ad ascoltare il suo richiamo, le emozioni che provoca, il suo battito che accelera di fronte all'amore, ne subiamo il dolore straziante quando si perde una persona importante, eppure di questo organo centrale spesso ne vengono ignorati i veri sintomi, cioè quei segni che il cuore comincia ad inviarci quando inizia a difettare, a non funzionare più bene, e che altrettanto spesso ciascuno di noi sottovaluta od attribuisce ad altra causa, magari collegandola agli stati emotivi e non ad una vera e propria patologia cardiaca. Leggi anche: L'infarto silenzioso: un gravissimo rischio per la tua salute Negli ultimi anni è incredibilmente aumentato il numero di pazienti che arrivano in pronto soccorso in condizione di scompenso cardiaco, ovvero nella fase finale di una patologia a lungo ignorata e non curata, una grave emergenza clinica e medica che se non affrontata tempestivamente, può causare rapidamente la morte. Per tale motivo è partita in Italia la campagna di informazione sanitaria “I love life”, su iniziativa di Novartis, che ha come slogan: “Il cuore è imprevedibile, lo scompenso no. Curarlo si può”, per sensibilizzare i pazienti a prestare più attenzione ai propri sintomi, a non sottovalutarli, e soprattutto per invitarli, quando essi si manifestano, a consultare un cardiologo al più presto e a seguirne attentamente le prescrizioni. GRAVE EMERGENZA Lo scompenso cardiaco attualmente colpisce quasi un milione di italiani, è la prima causa di ricovero tra gli over 65, con circa 200mila degenze all'anno per un costo sanitario di oltre 3miliardi di euro. Durante il ricovero il 3,8% dei pazienti muore, mentre dopo due mesi la malattia provoca il decesso o un nuovo ricovero nel 30-50% dei malati di cuore. La mortalità ad un anno dalla dimissione è del 20-30%, e a 5 anni sfiora il 50%. E se si pensa che una persona su 5 sopra i 40anni svilupperà uno scompenso cardiaco nel corso della vita, è intuibile come arrivare a prevenire, diagnosticare e curare per tempo questa patologia sia dirimente. I primi sintomi di tale malattia sono quasi sempre ignorati ed inascoltati, perché non riconosciuti, perché sono variegati e sono molti, ma la mancanza di energia, il senso di spossatezza quotidiano, l'affanno sotto sforzo ed anche a riposo, con l'edema delle caviglie e delle gambe sono i segni principali di un cuore che inizia a perdere colpi in modo importante. Se poi non si riesce più a dormire sdraiati, se si ha bisogno di più cuscini, se la fame d'aria non migliora nemmeno mettendosi seduti, ed è accompagnata da sudorazione profusa senza sforzo fisico, allora lo scompenso cardiaco può dirsi conclamato, ed il paziente definito in condizioni critiche. Il cuore, in questa fase infatti, ha già perso la sua forma normale ed il suo volume fisiologico, è deformato, dilatato, si contrae fiaccamente e tende a sfiancarsi, ha disturbi del ritmo evidenti e perde la forza contrattile di pompa del sangue, il quale ristagna nei suoi ventricoli e refluisce indietro nei polmoni, invadendo le loro cavità, aggravando l'ossigenazione generale e di conseguenza mozzando respiro e provocando il temibile affanno. L'intero organismo, a questo punto, cerca di collaborare nello smaltire questi liquidi che affaticano il muscolo cardiaco, trattenendoli a livello periferico (piedi, caviglie, gambe e addome), forzando la diuresi e mettendo a dura prova i reni, ma se le contrazioni cardiache diventano sempre più inefficienti e più deboli, lo scompenso procede inesorabilmente verso l'arresto cardiaco. È necessario sottolineare che tale insufficienza cardiaca è sempre una sindrome secondaria, cioè è la conseguenza di un'altra patologia del cuore non curata, perché spesso è provocata da un vecchio infarto trascurato, da una malattia delle valvole, da una ipertensione non trattata o da un diabete scompensato, ma è una sindrome che, una volta comparsa, può regredire in parte, ma accompagnerà per sempre la vita del paziente, e lo obbligherà a frequenti controlli specialistici, ad esami strumentali, oltre che ad un rigido regime dietetico, alimentare, fisico e terapeutico. Per fortuna molti sono i cardio-farmaci efficienti oggi a disposizione, somministrati in un cocktail che comprende diuretici, Ace-inibitori o sartani, beta-bloccanti e antagonisti dell'aldosterone, e nell'ultimo anno si sono aggiunti anche gli Arni, una classe di molecole (sacubitril e valsartan) che si stanno rivelando in grado di aggredire direttamente il muscolo cardiaco e la sua malattia, specialmente quella a tendenza instabile, la più temibile, e soprattutto di ridurre il rischio di morte improvvisa. È molto importante curare costantemente lo scompenso, perché anche quando i sintomi regrediscono o scompaiono, la malattia continua purtroppo ad agire. STILE DI VITA Così come è fondamentale migliorare lo stile di vita, smettere di fumare, limitare lo stress, mangiare con poco sale e grassi, ridurre il sovrappeso e soprattutto muoversi, fare attività fisica, anche solo una passeggiata al giorno, perché stare fermi, seduti in poltrona o a letto è controproducente e può addirittura aggravare la patologia. Una malattia del cuore paradossalmente fa molto meno paura di un tumore maligno, ma sono le patologie cardiovascolari, e non i tumori, la prima causa di mortalità in Italia e nel mondo, per cui ascoltate meglio e più spesso il vostro cuore, prestate attenzione ai segnali che vi manda, anche perché se il cuore è da secoli il simbolo dell'amore, da che mondo è mondo di amore non si muore, e le pene sentimentali non lo fanno di certo ammalare né favoriscono lo scompenso, mentre le malattie vere invece, quelle sì, e se trascurate, ignorate e non curate, spesso possono fermarlo per sempre. di Melania Rizzoli

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