A poco meno di un mese dai cinque referendum dell'8 e 9 giugno, il sondaggio di Ipsos di Nando Pagnoncelli pone la questione del quorum e di quanti andranno effettivamente a votare. Quattro quesiti riguardano temi relativi ai licenziamenti e alla sicurezza sul lavoro; mentre il quinto si riferisce all’acquisizione della cittadinanza italiana e prevede il dimezzamento del periodo di soggiorno legale in Italia (da 10 a 5 anni), per farne richiesta. Ci sarebbe stato anche un sesto quesito, sull'Autonomia differenziata, che però è stato bocciato dalla Corte costituzionale.
Tra l'altro, i quesiti sul lavoro, in particolare quello sul Jobs act, hanno creato non poche divisioni all’interno del Pd. Mentre i partiti di centrodestra sono uniti e schierati per l’astensione. Il timore della sinistra, quindi, è che non si riuscirà a raggiungere il quorum, cioè la soglia del 50%+1 di affluenza alle urne. La rilevazione illustrata da Pagnoncelli sul Corriere della Sera registra che il 62% degli italiani è al corrente che si terranno i referendum, mentre il 32% ancora non lo sa. Il 6% è addirittura convinto che non c'è alcun referendum in programma.
Referendum, non andare a votare non è un attentato alla democrazia
A iniziare le danze è stato il segretario di +Europa Riccardo Magi in un’intervista al Corriere della sera....Dopo aver letto i quesiti agli intervistati, i sondaggisti hanno rilevato che per la maggioranza assoluta si tratta di temi importanti; per il 33% lo sono molto, per il 20% abbastanza. Questa valutazione cambia tra gli elettori delle forze di governo, per cui i referendum sono un po’ meno importanti; e gli elettori di opposizione, in particolare Pd e M5s. Giù i numeri quando si chiede agli intervistati se andranno a votare: quelli completamente sicuri di andarci sono il 28% degli aventi diritto, quelli che lo ritengono molto probabile sono il 15%. Si tratta, insomma, del 43% di possibili votanti. Pagnoncelli, però, sottolinea che se si considera l’importanza attribuita ai quesiti proposti e alla propensione a votare per le singole questioni, la percentuale di chi andrà al voto scende tra il 32% e il 38%. Anche in questo caso, la percentuale è più alta tra gli elettori di sinistra, molto bassa tra quelli di destra.
Entrando nel merito dei quesiti, i sì prevalgono per i temi del lavoro (dal 79% all’87%); mentre per il quesito sulla cittadinanza siamo al 66%. Se i sì sono maggioritari tra gli elettori di tutte le forze politiche sui temi del lavoro, una netta differenza emerge per la cittadinanza: in questo caso nel centrodestra prevalgono i no, nel centrosinistra i sì.