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Luisella Costamagna regina del sesso: rapporti a tre, fellatio, club privè...

Andrea Tempestini
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Seppure sarebbero state più adatte strade rosse, Luisella Costamagna pubblica, per Mondadori Strade Blu, «Cosa pensano di noi». Gli uomini raccontano il sesso e le donne, un «viaggio dal Messico all'Alaska (passando per l'Isola di Pasqua)» nel pianeta dell'«animale» maschio e del suo habitat preferito, il sesso. Stupefatti? Lo eravamo anche noi, prima di leggere. Dopo, ancor di più. A firma della giornalista più severa della tv italiana - dopo Lilli Gruber, s'intende - ci si immaginerebbe la versione saggistica di una misandria, se non proprio assoluta, rivolta al maschio che si potrebbe definire «eroticamente berlusconiano», cioè con tratti sanamente goduriosi e testosteronicamente vitali. E invece ci si ritrova tra le mani un quaderno di interviste effettuate con la dolce pazienza di una geisha e, soprattutto, con una scioltissima conoscenza dell'universo sessuale contemporaneo. Che, diciamolo, non le si sarebbe attribuita buttando convinti la famosa mano sul fuoco. Luisella a luci rosse sviscera tutto lo sviscerabile, tanto che da una pagina all'altra del saggio ci si aspetta l'improvviso inserto narrativo di una scenetta alla Edwige Fenech dei bei tempi andati, in cui seduce uno dei maschi ingabbiati nel confessionale costamagnano del rapporto col sesso. Una Luisella assolutamente disinibita ci rivela, per esempio, che «”troia”, certe volte, puo essere semplicemente sinonimo, me lo hanno chiarito in diversi, di (uso le loro parole) “gran vacca”, “vera porca”, ossia una constatazione della libertà e della disinvoltura sessuale della destinataria dell'aggettivo, della sua capacità di cercare e dare il piacere, cioeè, per quanto assurdo possa risultare, una valutazione tendenzialmente positiva». Un prima d'ora inaudito spirito «sexually sciallata» di quest'Arianna del labirinto maschile, per dirla parafrasando il tomo che Alfonso Luigi Marra dedicò alle donne, ci accompagna ovunque sia possibile, fino al limite del correct. Il sesso a tre, col maschio con ansia da prestazione: «E se scappo via disgustato? E se lui ce l'ha più grosso del mio?». Come il maschio vede il corpo della donna, con quello spaventato dalla vagina con le labbra così pronunciate che sembra una «donna-razza» che lo traumatizzerà a vita (santi numi, dovevano essere più grandi di quelle che ha in faccia Kristina Rei, la donna con le labbra rifatte più gonfie del mondo) e quello che pensa che il cunnilingus sia una cosa ripugnante perché le femmine, da lì, fanno anche la pipì (perché i maschi no?). Quello che per superare l'eiaculazione precoce pensa al commercialista «che, intanto, è brutto come la morte. E poi mi vengono in mente le tasse. E ci metto di più». L'ex etero che ha fatto coming out e ora vede la femmina con un automatismo repulsivo incontrollabile: «Se dovessi toccare il piede di una donna, dopo mi laverei le mani. Con un uomo, no». Il maschio che trascina la sua compagna in quello che per tanti è il Bengodi erotico contemporaneo, ovvero il club privé, dopo averlo tanto sognato, e poi scopre di non sopportare che un altro le metta un solo dito addosso, figurarsi altro altrove, perché: «Mi piacciono i film di guerra. Ma non è che parto volontario per l'Afghanistan». Il maschio esaltato dalla donna à la carte, la nuova versione della femmina-zerbino, perché, anche se la collega d'ufficio non gli piaceva così tanto, con la razionalità di un ragioniere considerava che «era comoda in tutto. Vicina, perché lavorava a un paio di stanze dalla mia, dieci ore al giorno. E poi a disposizione. Vale a dire che le andava bene tutto». Il seduttore seriale che «non avevo voglia di legarmi in nessun modo. Poi un anno mi sono trovato a passare la sera di Capodanno da solo in pizzeria con L'Espresso». Passi la pizza al posto del cotechino il 31 dicembre, ma con L'Espresso, lo comprendiamo, no. Il transessuale che ci spiega una volta per tutte (alleluia) perché alcuni maschi lo cercano: «Avevo un cliente che veniva per fare praticamente una cosa sola: sesso orale. Per farmelo» (al di là di ogni retorica sulla presunta “femminilità all'ennesima potenza” del trans, con la quale Piero Marrazzo consolò le donne ferite e tentò di disorientare quelle di noi che avevano capito da sé che, a parità di femminilità, il trans, rispetto a noi, ha qualcosa in più). Ma il punto più ilare è quando Luisella veste i panni della seduttrice via chat per capire cosa cercano i maschi nella «donna virtuale»: «Lui: io sono nudo, anche tu vero?» Io: «di già??» Lui: «sì e mi sto toccando». Lui: «perché mi fai impazzire con quelle tettone». Non erano in videochat. No. Su questo, la mano sul fuoco ce la mettiamo. Con tutto il braccio. di Gemma Gaetani

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