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Robert De Niro e il film su suo padre: "Artista incompreso e gay"

Eliana Giusto
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«Dovevo insistere di più perché mio padre si curasse nel modo giusto per combattere il tumore devastante che lo aveva assalito. Come me, aveva un carattere schivo.Quando l'ho accompagnato dal medico è stato molto crudo nel descrivere la sua patologia. Ero terrorizzato! Gli ho detto: vai, invece dovevo portarlo di persona, forse sarebbe ancora qui», racconta non senza emozione Robert De Niro, ieri nella Capitale per l'anteprima europea di Remembering the Artist Robert De Niro, Sr,dedicato al padre, uno dei più apprezzati pittori figurativi newyorkesi. Il tributo - Diretto da Perri Peltz e Greta Gandbhir, il film (in onda su Sky Arte Hd il 28 dicembre) mette in scena l'ascesa e il declino, le speranze e i sogni di un vero artista. La vita privata, il breve matrimonio con Virginia Admiral, la nascita del figlio, tutto visto attraverso lo sguardo di De Niro. Il protagonista di Toro scatenato è un figlio come tanti altri, soffre per la mancanza del padre e di quelle piccole grandi cose non dette. «Era molto importante realizzarlo, per me e per lui», prosegue De Niro. «Ho mantenuto il suo studio, volevo che i miei figli e i nipoti avessero la percezione di quello che il nonno era stato capace di fare. L'ho sentito come un dovere, come un obbligo nei suoi confronti. Si può essere bravi artisti, ma non sempre si ottiene il risultato che ci si aspetta. Mio padre era riconosciuto a livello nazionale, ma non volle mai far parte del movimento artistico che era appena nato, e questo lo fece retrocedere». L'omosessualità - Il documentario parla anche dei diari che il padre scriveva e conservava: «Dopo la sua dipartita», chiarisce l'attore-regista. «Sono andato nel suo studio con i miei collaboratori, ma ho letto solo alcuni brani. È difficile continuare se hai amato tuo padre. Lo farò tra un po' di tempo. Se era orgoglioso del mio successo? Con me non faceva grandi commenti. Lo diceva agli altri, ma so che era orgoglioso di me. In seguito, sono riuscito a capirlo meglio, in maniera più profonda. Ero quasi il riscatto della sua vita, ma lui meritava molto di più. Tra noi due ci sono delle similitudini. Gli assomiglio, sono come lui, legatissimo ai figli. Nei ruoli che ho interpretato, c'è sempre qualcosa che senti dentro, che viene dal passato, dalle esperienza di vita. Spesso, è proprio questo bagaglio culturale e affettivo, che ti fa fuggire per cercare te stesso». Il documentario parla anche della presunta omosessualità del padre. De Niro non si tira indietro. E racconta: «Da ragazzo non ne ero a conoscenza, l'ho scoperto da grande, lui, non me ne ha mai parlato. Erano altri tempi, essere gay non era facile, si viveva in conflitto con se stessi». Parlando dei quadri del padre De Niro si commuove: «Quelli che amo di più, li ho tutti a casa. Questo film è il riscatto di mio padre. Glielo dovevo». di Annamaria Piacentini

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