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Il calcio diventa smart: ecco le "app" per gli allenatori mondiali

Andrea Tempestini
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Applicazione. Dall'avvento degli smartphone e dei tablet tutto è divenuto un'applicazione, ovvero si è ridotto in software utili e pratici dai molteplici scopi e soprattutto di pronto utilizzo. Poteva lo sport e nello specifico il calcio esimersi dalla questa nuova tendenza? Assolutamente no. Il Prandelli bis riparte e prepara l'immenente mondiale in Brasile avvalendosi di una start up, sviluppata da tre giovani ingegneri aerospaziali col supporto di PoliHub, che tramite dei sensori di movimento ad alta precisione rileva e invia dati in tempo reale ai dispositivi di cui sopra. Uno strumento di monitoraggio e verifica continua della condizione e del gesto atletico, avallato dalla Federcalcio, che segna di fatto una svolta. Prima ancora della nazionale, però, era nato sul web un altro mezzo efficace e autorevole, rivolto a giovani e vecchi allenatori, una sorta di compendio o enciclopedia aperta, un manuale completo o vademecum facilmente consultabile. La "app" in questione si chiama Smart Soccer, calcio intelligente e rapido, e nasce dall'idea di un tecnico toscano di raccogliere e rendere fruibile esercizi e metodi imparati sul campo e non, stimolando il confronto con i colleghi e garantendo una veloce e ubiquitaria accessibilità. Con 360 esercitazioni suddivise in sei categorie, che spaziano dagli esercizi situazionali alle partite a tema, dai giochi d'avviamento alla parte atletica, dai possessi palla agli esercizi analitici, ovvero i principi e le linee guida dei corsi UEFA, Smart Soccer si propone come guida e archivio, ma soprattutto come aggiornamento culturale. Infatti, più che una raccolta statica è una condivisione dinamica, dove gli allenatori di tutto il mondo creano e programmano, personalizzano e apprendono, contribuscono con la propria esperienza e allo stesso tempo trovano spunto per nuove strade, aggiornando, rinnovando ed evolvendo. All'indomani delle dichiarazioni del presidente CONI Malagò, per cui si assiste a un progressivo livellamento verso il basso del calcio italiano e diviene sempre più necessario puntare sulla base, uno strumento, che, oltre alla valdità dei contenuti (tanto da essere preso in considerazione quale supporto didattico da alcuni responsabili dei corsi FIGC), pone lo scambio di conoscenze quale via di miglioramento e progresso, non può non assumere ancor più rilevanza. Poco importa se ha la forma di un'icona o cover, se lo si trova sul telefono, se appartiene a una nuova generazione. I tempi cambiano, la tecnologia avanza e la società si adatta, permettendo così a professionisti, ma pure appassionati o ex atleti, di sentirsi novelli Klopp o Mourinho con un click e di svolgere allenamenti paragonabili a test nelle gallerie del vento. Che sia Prandelli o un allenatore agli inizi, che sia una federazione oppure un'altra, la questione resta la stessa: lo sport ha inesorabilmente aperto al digitale e, senza dimenticare gli eventuali aspetti negativi, promette crescita. di Giulia Volponi

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