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Claudio Ranieri nel mito: il Leicester è campione d'Inghilterra (grazie al Chelsea)

Giulio Bucchi
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Dilly ding dilly dong, è scudetto guys. Il Leicester di Claudio Ranieri firma l'impresa più impronosticabile del calcio inglese (e forse mondiale) e vince la Premier League, la prima della sua storia (e sono 132 anni). Il trionfo arriva in differita, grazie al 2-2 dell'inseguitore Tottenham nel derby londinese con il Chelsea (gli Spurs avevano chiuso in vantaggio 2-0 il primo tempo). Il divario resta così di 7 punti, a 2 giornate dalla fine.  L'ex Zeru Tituli - Gode Ranieri: il 64enne tecnico romano, ribattezzato da Josè Mourinho "zeru tituli" ai tempi dell'Inter, si toglie di dosso la poco simpatica etichetta di "perdente di successo" per indossare quelle di mito assoluto. L'onesto allenatore che ha mietuto buoni successi con Fiorentina, Atletico, Chelsea e Valencia e fragorosi fallimenti (ed esoneri) alla guida di Juventus, Inter, Roma (la sua Roma), Monaco e nazionale greca. Beh, proprio lui ci aveva visto lungo: in estate, quando nessuno gli chiedeva di più che una tranquilla salvezza (i bookmaker quotavano lo scudetto alle Volpi 5.000 a 1) aveva piazzato in contratto una clausola-scudetto da folli: 2 milioni di euro in caso di vittoria finale. E ora incassa. A dispetto di una squadra che lo scorso anno si è salvata nelle ultime giornate (già quello, un miracolo), di un budget discreto (non esattamente una provinciale italiana, la proprietà thailandese ha un progetto milionario a lungo termine), di pochissimi innesti e ancor meno star. I protagonisti (per caso?) - Stelle lo sono diventate quest'anno, a sorpresa. Il bomber Jamie Vardy, un signor nessuno ex operaio che a 29 anni ha battuto il record di undici partite di fila con gol in Premier. Il fantasista algerino Riyad Mahrez, funambolo su cui ha già messo gli occhi il Barcellona e che sarà uomo mercato in estate, insieme al motorino di centrocampo francese N'Golo Kantè, che piace alla Juve. Davanti al portierone danese Kasper Schmeichel (figlio del mito Peter) tutti gli altri sono "miracolati" (il capitano Wes Morgan era famoso soprattutto per la pancia) e oscuri pedalatori, roba quasi alla Full Monty. Le più grandi imprese - La classe operaia che va in paradiso? Sì, più del Nottingham Forest di quel genio di Clough (un titolo e due Coppe dei Campioni a fine anni Settanta, quando però le inglesi dominavano il continente) più della Danimarca 1992 o della Grecia 2004 campionesse d'Europa (un campionato è cosa diversa, più complicata), più del Verona scudettato del 1985 (il calcio ai tempi dei diritti tv, dei bilanci extra-large e dei fatturati mondiali è un altro sport), più dei dilettanti veri del Calais finalista in Coppa di Francia nel 2000 (sconfitto in finale dal Nantes, forse proprio per questo epica pura). No, il Leicester non va in paradiso. Va in Champions League, da campione d'Inghilterra. di Claudio Brigliadori @Piadinamilanese

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