L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Silvio s'è rotto. Nel senso che non ne può più dei giochini degli alleati e della stupidità di alcuni suoi collaboratori. Già nelle scorse settimane avevamo notato che il presidente del Consiglio dava segni di insofferenza, confidando agli amici di essere stufo e anche un po' sfiduciato. All'inizio chi gli sta vicino aveva pensato che si trattasse solo di stanchezza: da sempre sottoposto a veri e propri tour de force, anche il Cavaliere potrebbe aver bisogno di una vacanza, soprattutto dopo un anno come quello appena trascorso, con divorzio e patrizie d'addario annessi. Poi hanno cominciato a intuire che il problema non sono le ferie, piuttosto una certa nausea nei confronti di una parte del PdL e la delusione nello scoprire che importanti dirigenti del partito e pure del governo sono più fessi di quanto egli stesso s'immaginasse. Le vicende della cricca hanno infatti lasciato il segno, perché al di là delle responsabilità penali, tutte ancora da dimostrare, dalle indagini delle procure emerge un gruppo dirigente pasticcione e goffo, che, pur senza avere cognizione del pericolo di commettere reati, si espone a rischi e critiche senza che ve ne sia bisogno, mostrando il fianco a chi vuole colpire e affondare il governo, in questo caso i pm. Ovviamente, in pubblico, il presidente del Consiglio continua a fornire ai suoi tutta la solidarietà di rito, ma in privato non risparmia i giudizi taglienti, a cominciare da Scajola per finire con gli ultimi dirigenti nel mirino dei magistrati. Come se non bastasse, nei giorni scorsi si è aggiunta la vicenda Brancher, un uomo ben conosciuto da Berlusconi, ma assai caro anche alla Lega, in particolare a Bossi e Calderoli. Che lo si volesse aiutare pare ovvio, ma la scelta di ricorrere al legittimo impedimento un minuto dopo essere stato nominato ministro, non è stata apprezzata dal premier. Ancor meno gli è piaciuto vedere gli alleati del Carroccio prendere le distanze in tutta fretta da Brancher, quando in realtà erano a conoscenza di tutto e - come ha rivelato il ministro alla Semplificazione - si erano pure concessi un brindisi il giorno dell'insediamento del neo esponente di governo. A contribuire al malumore del Cavaliere ci sono poi le polemiche sulla manovra. È vero che all'inizio lui stesso se l'era presa con Tremonti per una certa invadenza del ministro dell'Economia e per la rigidità con cui quest'ultimo aveva imposto le sue decisioni in materia di bilancio. Ma allo stesso tempo la sceneggiata dei governatori che si schierano come un sol uomo contro l'esecutivo non gli è andata giù. Che razza di dirigenti di partito sono - si è chiesto - se, nel momento in cui c'è da fare squadra e tirare la cinghia, sparano contro il loro governo? Insomma, la misura di Silvio è colma e l'ira si trattiene a stento: lo si intuisce da certe frasi e anche dai molti impegni che lo hanno portato ad assentarsi da Roma per diversi giorni, quasi che il Cavaliere voglia prendersi una pausa dai dispiaceri nazionali. Più probabilmente Berlusconi studia come ribaltare la situazione, rimettendo in carreggiata i suoi e recuperando i consensi perduti nel proprio elettorato. Una missione difficile, quasi impossibile. Ci vorrebbe un colpo di scena, una scossa che azzeri lo sconcerto e il malcontento per tutto quanto è capitato negli ultimi mesi. In pratica, serve un miracolo. Ce la farà?