Cerca
Cerca
+

L'editoriale

Esplora:
default_image

di Maurizio Belpietro

Tatiana Necchi
  • a
  • a
  • a

Sono sicuro che l'ingiunzione di sfratto recapitata ieri al presidente della Camera e il deferimento ai probiviri dei suoi più scalmanati seguaci  hanno suscitato in molti lettori un senso di liberazione. Dopo  mesi di fastidiose polemiche e sgradevoli provocazioni, durante i quali Fini, Bocchino e Granata erano riusciti a diventare simpatici come tre pulci sotto le ascelle,  io stesso non vedevo l'ora che si arrivasse a un chiarimento, o più concretamente a una resa dei conti. Anzi. Di fronte alla crescente rissosità dentro la maggioranza,  mi domandavo cosa aspettasse Berlusconi a mettere alla porta i ribelli e, in assenza di provvedimenti, mi ero quasi convinto che l'uomo spiccio e determinato che avevo imparato ad apprezzare fin dai tempi della sua avventura imprenditoriale avesse lasciato il posto a un premier più incline a tirare a campare che a fare. Adesso che è scattata l'ora dell'offensiva, si capisce invece che il Cavaliere non ha atteso tutti questi mesi  nel disperato inseguimento di una tregua con Fini, ma ha lavorato per preparare un contrattacco che non mettesse a repentaglio la stabilità del governo, cercando di riconquistare al proprio fronte quanti più deputati possibili. Scelta intelligente. La rottura con il cofondatore non era infatti decisione da prendere in preda all'ira: andava pianificata con lucida consapevolezza, calcolando non solo le forze in campo, ma anche le conseguenze future dei passi che si intendevano intraprendere. Già, perché al di là della comprensibile esultanza delle tifoserie per l'inizio dello showdown con la pattuglia di guastatori finiani, appare chiaro che l'atto di ieri è solo l'inizio di una battaglia che sarà senza esclusione di colpi. Sarebbe infatti  sbagliato credere che il documento di censura dell' ufficio di presidenza del PdL  sia l'avvio di una guerra lampo, destinata a concludersi in tempi brevi con la cacciata dell'ex segretario del Msi e del manipolo di fedelissimi. E non solo perché il presidente della Camera farà tutto ciò che gli sarà consentito pur di non levare il disturbo da Montecitorio, ma anche perché immagino che non risparmierà alcuna scorrettezza pur di distruggere il Cavaliere e impedirgli di concludere la legislatura. E' probabile dunque che se ne vedano delle belle, sia da un fronte che dall'altro, e non escludo che in conclusione si giunga anche a gesti clamorosi come la contestazione in aula della Terza carica dello Stato. So con certezza che Berlusconi ha contato e ricontato le sue truppe ed è convinto di avere i numeri necessari a resistere e piegare l'ostilità di Fini. Anche il fronte opposto, naturalmente ha fatto i suoi conti e dice di avere forze sufficienti per costituire gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato, dando filo da torcere al governo.  Vedremo presto chi bluffa o è caduto nella trappola. Se Berlusconi si è illuso di avere molti più seguaci di quelli di cui in realtà dispone o Fini che, in preda a un sentimento di onnipotenza, ha scambiato gli adulatori per sostenitori. Comunque vada, una cosa mi pare sicura. Così, senza chiarezza, non era possibile proseguire, anche perché l'ambiguità della situazione nuoceva più al Cavaliere che al suo sfidante. Meglio dunque che il premier abbia rotto gli indugi. Ora speriamo che abbia la forza di andare fino in fondo. E, soprattutto,  che qualcuno ce la mandi buona.  

Dai blog