L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Umberto Bossi ha una capacità fuori dal comune di capire cosa vuole la gente, anticipandone spesso la volontà. Il suo è un fiuto quasi animalesco, che lo mette sullo stesso piano di Berlusconi, l'altro che al pari del Senatur riesce a intercettare i sentimenti e le convinzioni più profonde degli italiani prima ancora che siano espressi. Per questo suo talento, dunque, non posso che avere ammirazione per il capo del Carroccio, la cui diretta conoscenza risale ai tempi in cui io facevo il cronista dell'Europeo e lui era agli esordi, leader di un partitino irriso da tutti, ma con forte fascino nella provincia lombarda. Umberto, per manifestarmi la sua simpatia, ogni tanto mi attribuiva il marchio di “uomo delle valli”, che per lui credo sia un complimento, anche se io vengo dalla pianura e la montagna la frequento solo in vacanza. L'ho fatta un po' lunga per dire che Bossi è un geniaccio che raramente ha sbagliato le sue mosse. Perfino quando buttò giù il Cavaliere nel 1994 e tutti lo demmo per morto, politicamente s'intende, lui dimostrò di avere ragione e salvò la pellaccia sua e del suo partito. Detto questo, non vorrei che stavolta sbagliasse e per questo mi rivolgo direttamente a lui. Capisco che, per come si sono messe le cose, la Lega ha tutto da guadagnare se si vota. Stare a farsi cucinare da un tipo come Fini non è piacevole e soprattutto si corre il rischio di dargli tempo per prepararsi allo scontro: dunque è preferibile un taglio netto adesso. Anche perché in questo momento il Carroccio è accreditato di un forte incremento e in certe regioni potrebbe addirittura diventare il primo partito, arrivando al 12 per cento a livello nazionale. Con queste prospettive, se il centrodestra rivince, i leghisti conterebbero più di ora e quindi potrebbero far passare più in fretta il federalismo e altri temi che stanno a cuore al Senatur. Ovviamente esiste anche la possibilità che dalle urne non esca un risultato chiaro, ma una vittoria dimezzata, senza una maggioranza al Senato. Nel qual caso Bossi pensa che la via d'uscita per il suo partito consisterebbe nel riposizionarsi, ovvero trattare con chi ci sta su quello che preme alla Lega. In fondo, il Carroccio non si definisce un partito di destra e, nonostante le apparenze, ha sempre coltivato qualche relazione anche a sinistra. Insomma, se il risultato elettorale buttasse male, la Lega potrebbe sempre aprire le trattative con quelli che ora sembrano avversari. So che sembra la politica dei due forni di Andreotti, ma Bossi è uno pratico, che bada al risultato e sa che una parte dei suoi elettori non ama Berlusconi. Apparentemente, dunque, nulla da eccepire. Ma io credo che, appena messo da parte il Cavaliere, la sinistra, insieme a finiani e altri, proverà a eliminare pure Bossi. Non è vero che sul federalismo l'accordo si può trovare anche con un'altra maggioranza, perché una Lega del Sud come quella che ha in mente Gianfranco Fini e che troverebbe alleato il Pd, vuole un federalismo del Gattopardo, in cui tutto cambi perché nulla cambi. Perciò, caro Bossi, non vorrei che la furbizia alla lunga si rivelasse solo un'ingenuità, che dia l'occasione ai veri conservatori di separare i due leader più innovativi apparsi in Italia negli ultimi cinquant'anni. Tu e Berlusconi dovete marciare insieme se volete vincere. E, se serve, bisogna pure arruolare Casini. Lo so che lo consideri il rappresentante del Male con la M maiuscola, ovvero la vecchia Dc arruffona e poltronista, ma credimi: è il male minore. Il leader dell'Udc è meno bellimbusto di quello che sta alla Camera e fa molte meno giravolte. Certo, è un dc, e se proprio non lo vuoi fare accomodare in salotto, lascialo in anticamera, facendo un patto elettorale che al momento opportuno si possa far valere. Sono certo che Casini, il quale ha elettori più omogenei al centrodestra che al centrosinistra, non si tirerebbe indietro e, con qualche modifica, voterebbe pure il tuo federalismo. È un cucchiaio amaro, soprattutto dopo quello che hai detto su di lui nelle ultime settimane, ma uno come te, che fiuta l'aria a chilometri di distanza, sa che è l'unica medicina che può salvare oggi il centrodestra. Dunque non esitare: trangugiala.