L'Editoriale
di Maurizio Belpietro
La storia è piena di capi di Stato puttanieri. Il più noto è John Fitzgerald Kennedy, il presidente americano ucciso a Dallas. Sulle sue avventure galanti sono stati scritti molti libri e in uno di questi Jed Mercurio, scrittore e sceneggiatore inglese, descrive l'uomo che più incarna il mito americano con le seguenti frasi: «Egli ha sempre avuto donne - abbondantemente, in successione, contemporaneamente, sotto forma di amiche di famiglia o di società, ereditiere, modelle, attrici, conoscenze professionali, mogli di colleghi, ragazze incontrate ai ricevimenti, commesse, prostitute - fin da quando scoprì da ragazzo che le donne gli piacevano, e che lui piaceva alle donne». Ciò nonostante, Kennedy è il politico americano che più piace alla sinistra italiana, la quale, messi in soffitta Stalin, Togliatti e pure Berlinguer, lo ha inserito nel proprio album di famiglia tra i parenti cui esprimere devozione. Di questo atteggiamento è prova vivente Walter Veltroni, che è innamorato perso dell'uomo della Nuova Frontiera, al punto da avergli addirittura dedicato una biografia e da essersi definito un kennediano fin dai tempi in cui militava nella Federazione giovanile comunista. Ora, non sappiamo se tanta ammirazione sia dovuta alla tragica fine di Kennedy (c'è il sospetto che i presidenti americani più amati dagli ex Pci siano quelli morti), ma resta incontrovertibile che John sotto le lenzuola, e anche sopra, si dava un gran da fare. Questo spinge la sinistra italiana a considerarlo un pessimo uomo di Stato? Se fosse ancora vivo, le sue abitudini sessuali indurrebbero Bersani a chiederne le dimissioni? Ovvio che no. Innanzi tutto perché Kennedy se ne farebbe un baffo di quel che chiede Bersani, ma essenzialmente perché gli elettori, quelli americani, giudicherebbero l'inquilino della Casa bianca non per i suoi affari di letto, ma per quel che fa o ha fatto per il Paese. Nonostante sia considerato al pari di un erotomane, il presidente ucciso a Dallas è nel cuore dei cittadini statunitensi perché ha incarnato una grande promessa di cambiamento, che solo i colpi di fucile sparati da Lee Harvey Oswald - e non da una escort - hanno impedito di realizzare. Ovviamente io non so, né ci tengo a saperlo, se Silvio Berlusconi sia a 74 anni suonati attivo quanto lo era il numero uno degli Stati Uniti: glielo auguro. Non sono a conoscenza se anche lui, al pari di Kennedy o di François Mitterrand o di Bill Clinton, sia così attratto dall'altro sesso fino a correr dietro a tutte, o quasi: a giudicare dalle cronache che compaiono sui giornali direi di sì. Non mi è noto neppure se le ragazze sono finite nel suo letto o più semplicemente hanno allietato cene che, una volta al mese, lui dice di organizzare per ripulirsi la testa dai pensieri. Per ciò che mi riguarda, se non sono stati commessi reati, quel che accade in camera da letto sono solo affari suoi e dunque può divertirsi come e quanto vuole. Ciò che mi aspetto da lui non è la castità e neppure la morigeratezza degli appetiti sessuali: quelli al massimo li poteva pretendere la moglie, ma si sa com'è finita. No: io da Berlusconi esigo che amministri al meglio l'Italia e che faccia ogni cosa per non farsi mettere i bastoni fra le ruote, sia che a metterglieli sia l'opposizione o il sindacato sia che i sabotatori siano i giudici o delle ragazze allegre. Dunque, il mio appello è uno solo. Silvio, di notte fai quel che vuoi, ma anche se c'è buio apri gli occhi. Cribbio! P.S.: Certo che una sinistra ridotta ad affidarsi alle lenzuola per vincere le elezioni merita solo una cosa: essere coperta da un lenzuolo. Come si fa con i morti.