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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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C'era una volta il porto delle nebbie, cioè una Procura in cui approdavano le inchieste politiche più scottanti per poi sparire senza lasciar traccia. Le denunce arrivavano, i fascicoli si aprivano, ma i processi non si celebravano perché persi  in una fitta bruma. Lo scalo aveva sede a Roma e a lungo i magistrati della Capitale furono accusati di avere una sensibilità spiccata per il potere più che per la giustizia. Oggi, a distanza di anni, a quanto pare il porto delle nebbie si è spostato a Milano. Chiariamo subito a scanso di equivoci e di querele: non lo diciamo noi di Libero. A rievocare l'immagine di un Tribunale in cui le inchieste vengono insabbiate è stato lo stesso procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Rispondendo alle domande dei giornalisti che lo incalzavano a proposito della faccenda Sea, il numero uno dei pm se n'è uscito con una frase che avrebbe voluto forse essere spiritosa, ma che in realtà si è rivelata opaca, quasi che ci fosse qualcosa da nascondere. «Un tempo dicevano che Roma insabbia: per una volta lasciate che lo dicano di noi».  La storia cui si riferisce la battuta  di Bruti Liberati è quella di cui ci siamo occupati su Libero ieri. Durante un'intercettazione disposta dai magistrati toscani, un uomo politico vicino al Pd dice a Vito Gamberale, amministratore del fondo per le infrastrutture F2i, che la gara d'appalto per la vendita di una quota della società degli aeroporti milanesi è stata confezionata su misura per la stessa F2i. La frase naturalmente può avere molte interpretazioni, ma lascia spazio a un sospetto: ossia che il bando sia stato una farsa, perché  predisposto in modo che un solo concorrente fosse certo di farcela. Sospetto rafforzato dal fatto che alla fine vince il fondo di Vito Gamberale, l'intercettato, il quale essendo il solo ad essersi presentato si aggiudica la gara senza dover concorrere con altri. Quando i magistrati toscani, che indagano su un'altra vicenda, ascoltano la conversazione, saltano sulla sedia ma, non essendo competenti, prendono le carte e la registrazione e spediscono tutto a Milano, dove ha sede la Sea. Ed è qui, nel capoluogo lombardo, che l'inchiesta finisce nelle sabbie mobili. Il fascicolo arriva, nel senso che qualcuno lo vede e lo legge, ma poi non si sa dove finisca, quale buco nero lo faccia scomparire. Ieri alcuni cronisti hanno provato a ripercorrere il tragitto compiuto dalla denuncia una volta approdata a Milano, ma non hanno risolto il giallo. Alla domanda se si stia occupando della vendita di una quota della società aeroportuale, ogni pm ha negato, rinviando ad altro ufficio. Ma scovare a chi sia affidata la questione è stato praticamente impossibile. Non ci sono riusciti i nostri colleghi, hanno fatto cilecca pure quelli più blasonati del Corriere. L'unica cosa certa è che la denuncia è arrivata e per qualche giorno è rimpallata da un magistrato all'altro. Addirittura sembra che qualcuno abbia obiettato alla decisione di affidarla, sostenendo che l'inchiesta era ormai bruciata da notizie giornalistiche, cioè da qualche riga sul Sole 24ore. Risultato, passati tre mesi dal giorno della strana conversazione, della vicenda si sa poco. Anzi, diremmo nulla. Eppure in ballo c'è una partecipazione tra le più ricche fra quelle possedute dal Comune di Milano. Un affare da svariate decine di milioni, che potrebbero diventare di più se, come pare intenzionata a fare, l'amministrazione di Giuliano Pisapia decidesse di vendere ciò che resta dell'azienda che gestisce gli aeroporti. Capire se il bando di gara era tagliato su misura oppure no è dunque urgente. Naturalmente comprendiamo i tempi della giustizia, ma non vorremmo che fossero simili a quelli usati in passato con la Serravalle, quando la Provincia di Milano si comprò un pezzo di autostrada regalando 80 milioni a un imprenditore assai vicino al Pd. All'epoca ci furono denunce e perizie, ma i pm dopo lungo studio decisero di archiviare. La storia è riemersa pochi mesi fa, con il caso Penati, tuttavia per merito di un'altra procura, quella di Monza, la quale ha ipotizzato diversi reati, tutti purtroppo sul filo della prescrizione a causa del tempo perso.  Speriamo dunque, che per quanto riguarda Sea, Gamberale e il misterioso sarto che confeziona gare d'appalto su misura,  la nebbia si diradi in tempo.  Prima che la sabbia inghiotta tutto. di Maurizio Belpietro

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