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Monti prepara la riforma Il Parlamento la cancella

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Lavoro: il testo approvato dal governo destinato a sgonfiarsi in Aula. Quel "salvo intese" sgombra la strada ai ricatti dei partiti e dei sindacati. Caro Mario, dov'è il coraggio?

Giulio Bucchi
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Il successo della riforma del lavoro gira tutto intorno a due paroline, messe lì tra una colata di cemento e postille su licenziamenti, articolo 18, esodi, fondi speciali, ammortizzatori sociali. "Salvo intese", c'è scritto nel testo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri dopo 5 ore di riunione. Come si dice? La montagna ha partorito il topolino. Sì perché quel "salvo intese" lascia aperto il campo al confronto in Parlamento e anzi, questo è il guaio, sembra quasi incoraggiare un pasticciaccio tra Camera e Senato, un gioco di concessioni tra Pdl e Pd (su articolo 18 ma non solo) che nel giro di poche settimane prevedibilmente snaturerà la riforma immaginata dal governo. Come per le liberalizzazioni, il governo tecnico di Mario Monti aveva in mano l'asso, svincolato com'è dal dover rendere conto alle urne a lobby e interessi di parte vari, ma l'ha gettato al vento preferendo garantirsi qualche altro mese tranquillo a Palazzo Chigi. Bersani e Alfano hanno già avvertito: si modifica qualcosa qua, all'articolo 18 (magari inserendo il reintegro, ora escluso per i licenziamenti economici), e si toglie qualcosa là (per la mobilità in entrata, per esempio). Insomma, come nota il direttore Maurizio Belpietro nel suo editoriale su Libero in edicola oggi, sabato 24 marzo, più che Super Mario Monti è sempre più Super Mario Bluff. Leggi tutti gli articoli sulla riforma del lavoro su Libero in edicola oggi, sabato 24 marzo

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