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Beppe Grillo, il “moralizzatore d'Italia” che non seppe moralizzare neanche suo figlio

Comprensione per il padre, intransigenza per il politico

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Consenziente vs. non consenziente: il dibattito verte su questo. Grillo ha il diritto di esercitare una difesa disperata da padre, o non doveva gettare il discredito sulla ragazza presuntamente abusata? Otto giorni sono il tempo necessario a escogitare una calunnia, oppure è l’intervallo necessario a metabolizzare un trauma realmente subìto?

Discussioni sulle quali faranno luce i giudici. Tuttavia, c’è una questione grande come una casa che non è stata ancora messa al centro del dibattito.

Non vogliamo fare i maramaldi, perché, come ha sottolineato il Direttore Feltri, ci troviamo di fronte al dramma di un padre e una certa comprensione umana è doverosa.

Tuttavia, si può aggiungere una considerazione a margine.

Ora, vi ricordate quando avevate 19 anni? Non era più “l’età dei giuochi e dei confetti”, come nella Butterfly pucciniana, tuttavia, quanti di voi si dedicavano a orge sessuo-alcoliche “tre contro una”?

Forse ci siamo persi qualcosa, ma a 19 anni si credeva ancora nell’amore, era ancora il tempo dei rossori, del batticuore, delle farfalle nello stomaco, che solo successivamente, nella maturità, si sarebbero svelate come i prodromi dell’ulcera. Ma a 19 anni era ancora il Tempo delle Mele.

Oggi non più. Oggi è il Tempo delle Pere, lasciando a voi fantasticare sui vari significati allegorici dei gustosi frutti.

Ed è gravissimo il fatto che nessuno si preoccupi se dei ragazzi di appena 19 anni, invece di cantare le canzoni alla chitarra sulla spiaggia, passano le loro serate a dedicarsi a queste pratiche stilnoviste, ovviamente mutuate da quella pornografia endemica del tutto ignorata dalle cariatidi femministe e dalle pasionarie del #metoo.  

“I porno non fanno male”, scriveva Grillo QUI il problema è solo l’aspetto estetico degli “attori”.

Insegnamenti che hanno dato i loro frutti.

Ma la cosa ancora più interessante, è che Beppe Grillo, colui che si ergeva a moralizzatore della politica italiana, quello che mandava “a fare” i corrotti, quello che attaccava Berlusconi per le sue donnine, non abbia saputo trasferire un briciolo di senso morale neanche a suo figlio. Con tutte le chiacchiere sull’”onestah!” non è riuscito a far capire al suo rampollo che mettere in mezzo una ragazza ubriaca in tre forse non è proprio il massimo dell’onestah e della dirittura morale. Che ne pensate? Discorsi troppo “vintage”?

Eppure Grillo ben conosceva alcune dinamiche abusatorie;  ecco come attaccava, con baionettate dialettiche al basso ventre, Silvio Berlusconi nel 2009: “La strategia politica dello psiconano è quella del puttaniere. In cosa consiste questa strategia? E’ semplice, il puttaniere ci prova sempre. Non si pone problemi a sfiorare una coscia o a toccare un seno. Se la donna tace, la sua mano avanza. In caso di rifiuto, dirà di essersi sbagliato, non aveva capito, non nutriva cattive intenzioni. Fino alla volta successiva in cui le toccherà il culo”. E ancora: “Il perfetto puttaniere è un incompreso, non vuole mandare la polizia nelle scuole, non intende offendere la Costituzione. Chiagne e fotte, come potrebbe essere altrimenti? Un vero puttaniere non vuole farsi processare, è innocente a priori”.

E da cotanto educatore della prole, dovremmo accettare lezioni di moralità nella vita pubblica? A che titolo?

Si dice che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma i figli sono piccoli e impotenti quando i padri fanno le marachelle. Viceversa, un padre ha, indubbiamente, una certa responsabilità in come tira su un figlio. Non sempre una buona educazione cade sulla terra fertile, è verissimo, ma a questo punto lo sfogo di Beppe avrebbe dovuto assumere altri toni, ammettendo mestamente e sommessamente: “Scusate, sono stato un padre incapace, purtroppo non sempre i buoni insegnamenti attecchiscono nei figli e spero che la magistratura faccia il suo corso appurando la verità. Se mio figlio dovesse essere assolto, comunque, comincerà a guadagnarsi da vivere fuori da casa mia. Nel frattempo chiedo perdono a tutti per questo indegno spettacolo”.

Chapeau. Ecco, questo sarebbe stato un discorso dignitoso e si sarebbe guadagnato la solidarietà di tutti gli italiani. E invece no. Lo sappiamo cosa è riuscito a dire, causando ulteriore scandalo e  divulgando nuove bassezze, assolvendo comportamenti se non altro molto preoccupanti come fossero “ragazzate”. Non c'entra nulla se la fanciulla fosse consenziente o meno.

Dagli Stati Uniti abbiamo sempre importato le cose peggiori, e ci siamo persi, invece un certo senso morale molto pratico degli Americani che a noi ancora sfugge: se tu, politico, non sei in grado di gestire qualcosa nel privato, non sei capace di farlo nemmeno nella vita pubblica. Come quando inchiodarono Clinton per lo scandalo Lewinsky: se menti qui, menti su tutto.

Ogni tanto un pizzico di quel gretto puritanesimo anglosassone non ci farebbe male, quantomeno per sgonfiare i palloni pieni di inutile boria e per recuperare quel minimo sindacale di comune senso del pudore e della decenza che ormai abbiamo perso da un pezzo.

Chi siamo noi per giudicare? Direbbe Bergoglio. Ci si trova di fronte alla disgrazia di un padre, lo ripetiamo, poveraccio, che il figlio sia colpevole, o no. Ma Grillo per primo ne ha fatto una questione politica. Lui stesso ha pubblicato un video pirotecnico prendendosela col mondo e il sospetto -  legittimo - è che abbia tentato di DEPISTARE L’ATTENZIONE PUBBLICA sull’aspetto emotivo-scandalistico della questione perché essa, nella sua essenza, DEMOLISCE LA SUA IMMAGINE POLITICA DA SAVONAROLA.

Siamo troppo cinici? Non sottovalutate i Cinque stelle: sono capaci di molte cose, lo abbiamo visto. E Grillo è un uomo di teatro per professione.

Quindi, se si può tributare comprensione al dramma di Grillo-padre, per il Grillo-politico ZERO.

Anzi, va inchiodato alla sua definitiva e tombale perdita di autorevolezza come guida di un movimento politico. E’ una questione di bene comune. Una questione di onestah intellettuale.

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