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Il perduto mito degli Iperborei nell'ultimo saggio di G.M. Prati

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Iperborei: chi erano costoro? In una società dalla narrazione sempre più televisiva e stereotipata, il mito greco, nella sua ricchezza fluente e caotica, sembra non conoscere soste nella crescita della propria presenza editoriale. Ora è Passaggio al Bosco a dare più spazio ai temi ellenici antichi con una recente pubblicazione che si distingue per originalità: “Iperborei. Il primo Mito” del saggista Giacomo Maria Prati che arrichisce la sua pubblicazione includendovi un’introduzione della poetessa Beatrice Harrach, una prefazione della grecista e performer Gabriella Cinti e una post-fazione sullo sciamanesimo nordico-asiatico dell’archeologo e antropologo Alessandro Coscia.

 

Giacomo Maria Prati 

 

Un libro tra il saggio e l’epica lirica, ricco di una bibliografia lunga venti pagine che affronta in modo diretto e approfondito un tema fino ad oggi di nicchia e di frontiera per la mitografia contemporanea: il racconto dell’esistenza di un popolo nobile e antichissimo collocato in un fantastico estremo Nord. Tutti ne parlano fra gli antichi: Pausania, Erodoto, Platone, Apollonio Rodio, Pindaro e molti altri, ma ne trattano un po’ di sfuggita, come fosse un tabù. Prati per la prima volta cerca di colmare una lacuna nell’editoria italiana sul tema (prima di lui: quasi solo Ezio Albrile, Martino Menghi e Marco Maculotti) e opera, riaggregando e rinarrando per la prima volta, in undici capitoli, tutti i racconti e le citazioni antiche greco-romane per ridonarci una visione completa e performativa di questo strano e misterioso mito che non finisce con il concludersi della Grecia classica, ma appare persistente e metamorfico giungendo fino a noi attraverso i temi medioevali delle Isole Fortunate, le prime mappe del mondo e le prime forme di letteratura fantastica fino a Renè Daumal ed Egdar Allan Poe.

Undici capitoli per 199 pagine molto intense e ricche di ritmo e passione dove l’erudizione diventa pathos, la citazione si fa inno nel celebrare una spiritualità eroica della luce dove insieme a Poseidone, Demetra, Hermes e Artemide Prati esalta i carismi di quello che chiama l’Apollo totale: non solo oracolare e guerresco ma anche sciamanico, iatromantico e catabatico”, re incontrastato di un meraviglioso Eden artico. Ne emerge la ricostruzione di una visione d’insieme degli Iperborei quale popolo sapiente di eroi e sacerdoti di Apollo e Artemide che passavano i loro giorni serenamente fra banchetti, gare, feste e riti, privi di malattie e ricchi di una sapienza ritenuta superiore dagli stessi Greci, di solito sprezzanti verso le altre civiltà.

Dagli Iperborei provengono le basi dell’identità dell’Ellade: i Giochi di Olimpia, fondati dall’olivo selvatico che Heracle riceve da loro e il santuario di Delfi, costruito da architetti iperborei, secondo Pausania. Un popolo pacifico ma superiore anche tecnologicamente e militarmente, capace di viaggiare nell’aria, di colpire il nemico a distanza, ma pure attento alle sofferenze degli altri popoli: si narra di un guaritore iperboreo chiamato Abari che durante la 53° Olimpiade scende in Grecia, diventa maestro del nostro Pitagora e libera i greci da una terribile epidemia che non riuscivano a fermare.

Un popolo quindi delle prime origini, quasi edenico (quando i ghiacci non affliggevano il Nord) e progenitore degli stessi Indoeuropei, oltre che amico e alleato della nostra civiltà mediterranea. Un libro imperdibile per chi ama i libri rari, strani e la Grecia più arcaica, dove antropologia, simbolismi, saggezza e Mito si intrecciano inestricabilmente.

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