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Donne che non possono difendersi

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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Dimenticate, un'altra volta. Siamo così prese dal celebrare il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che dimentichiamo anche chi non può difendersi e soccombe due volte: contro la violenza, ma anche contro l'indifferenza. Le donne disabili sono più fragili e quindi facili prede di abusi e maltrattamenti a cui difficilmente riescono a opporsi per questo gli abusi nei loro confronti è ancora più ignobile e vile. Sarebbe stato bello se nelle grandi manifestazioni e nei discorsi pieni di retorica che abbiamo assistito in questi giorni dalle presunte femministe ci fosse stato anche un accenno di interesse verso le tante ragazze meno fortunate. Persone costrette in carrozzina e magari per questo non meno belle, simpatiche, caparbie di altre, epperò costrette a condurre una vita a ridotta mobilità, quindi molto più faticosa. Ma chi l'ha detto che il corpo di una donna disabile è meno attraente di quello di una che riesce a stare in piedi sulle proprie gambe? C'è da sempre un pregiudizio nei confronti dei portatori di handicap e in una società sempre più basata sull'immagine e sull'apparire perfetti e "filtrati", chi ha difetti fisici o non è più in grado di camminare non ha filtri salvifici che possono mostrare ciò che non è. La realtà non si può nascondere. Eppure c'è chi si fa beffe di questa condizione o, peggio, ne approfitta. I dati sulla violenza contro le donne disabili parlano chiaro e sono quelli che arrivano dall'Istat e anche dall'Uniamo (Federazione italiana malattie rare): il 36,6% delle donne disabili ha subìto nella propria vita violenze fisiche o sessuali. L'Istat va oltre e dice che il rischio di subire stupri è più che doppio per le donne con disabilità: il 10% contro il 4,7% delle donne senza limitazioni funzionali. E i rischi aumentano anche in caso di stalking: il 21,6% delle donne con disabilità ha subito comportamenti persecutori contro circa il 14% delle altre donne. Per l’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti intimidatori) sono stati riscontrati centinaia di episodi di maltrattamenti contro familiari o conviventi commessi nei confronti di donne con disabilità, specie di tipo cognitivo, solitamente con difficoltà a riconoscere l’abuso e a denunciarlo. Un'indagine del 2022 di Vera (Violence Emergence, Recognition and Awareness), grazie a un’iniziativa promossa da Fish e da Differenza Donna su un campione di 450 donne disabili  (di cui oltre il 60% con disabilità motoria, il 17,4% con disabilità plurima, il 12,3% con disabilità sensoriale e l’8,7% con disabilità intellettiva, relazionale, psichiatrica o dell’apprendimento), ha riscontrato che il 31% delle donne con disabilità interpellate ha dichiarato di avere patito una qualche forma di violenza. In particolare, circa il 10% delle donne con disabilità oggetto del sondaggio  ha affermato di essere stata vittima di stupro nella propria vita. E il dramma è che le donne disabili vittime di violenza spesso, ancora oggi, non vengono credute o a volte non si rendono neanche conto di essere state “usate” e abusate. 

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