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Marta Ortega, la «lady» Zara che mira al lusso

Da Blumarine a Trussardi

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Dopo solo quattro mesi Walter Chiapponi lascia la direzione creativa di Blumarine. Il designer milanese era stato nominato alla guida della griffe fondata da Anna Molinari nel novembre scorso e aveva presentato la sua prima collezione durante la fashion week milanese di febbraio. Un flash-back agli esordi della sua carriera per imprimere nella storia dell’iconico brand una traccia di sé, con una collezione che, rimanendo fedele ai codici stilistici che in passato hanno contraddistinto i capi Blumarine, ha saputo interpretare il marchio in maniera contemporanea. «Voglio ora concentrarmi su nuove iniziative e progetti a sfondo sociale e umanitario per riapprodare poi, al tempo giusto, sulle passerelle», dice lo stilista senza rivelare altro. 
Intanto il gruppo Miroglio finalizza l’acquisizione di Trussardi a un’operazione di «ristrutturazione avviata dalla società milanese, con l’obiettivo di valorizzare il marchio e garantire la continuità industriale». Trussardi manterrà una sua autonomia e adotterà una strategia di crescita multicanale, con particolare attenzione ai mercati chiave dell’Italia, dell’Est Europa e del Medio Oriente, dove il brand gode di una solida reputazione nei settori uomo e pelletteria. 
Nel frattempo Inditex, multinazionale tessile spagnola che produce per marchi come Zara, Massimo Dutti, Stradivarius, Bershka e Oysho, ha chiuso l’esercizio fiscale del 2023 con utili superiori ai 5 miliardi di euro e con quasi 36 miliardi di euro di entrate. Il gruppo presieduto dal 2022 da Marta Ortega (nella foto), figlia del fondatore Amancio, è riuscito a dribblare perfino gli effetti avversi dell’inflazione, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Grazie al fiuto per gli affari di lady Zara, erede dell’impero del fast fashion, laureata a 23 anni alla London Busines School e che dal 2007 ha scalato i gradini dell’azienda di famiglia, fino ad assumerne la guida. Per poi approdare nella classifica Standard Fashion Power tra le persone più influenti della moda, davanti a Anna Wintour o Miuccia Prada.
Appassionata di ippica e mamma di due bambini, Amancio e Matilda di 11 e 4 anni, a soli 37 anni «Martita», come è familiarmente chiamata in fabbrica, è subentrata al predecessore, Pablo Isla, imponendo un rinnovamento del marchio fino ad allora legato esclusivamente al pronto moda. Ha dovuto superato la naturale ritrosia per gli eventi mondani la Ortega per presentare le collezioni Zara alla Parigi Fashion Week o alle sfilate di New York, con campagne affidate a fotografi come Helmut Newton o Steven Meisel. E partecipato a mostre con testimonial come Charlotte Rampling o la cantante Rosalia sfilata su monopattino per la promozione della nuova linea di prodotti per i capelli Zara Hair, che si aggiunge a quelle di cosmetici e per la casa (Zara Home). Non si è fatta mancare nulla. Nemmeno qualche passo falso. Come dimenticare la campagna “The Jaket”, con manichini avvolti nel cellophane, che hanno evocato lo spettro del conflitto a Gaza e suscitato l’indignazione di migliaia di persone, tanto da costringere Inditex a ritirarla. 

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