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"Le otto montagne", una bella versione del romanzo di Cognetti

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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LE OTTO MONTAGNE
Al cinema. Con Alessandro Borghi, Luca Marinelli e Filippo Timi. Regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Van Dermeersch. Produzione Italia-Belgio 2022. Durata: 2 ore e 27 minuti

LA TRAMA
Pietro è un ragazzo di città (Torino) Bruno il figlio di un valligiano di Aosta. Si conoscono durante una vacanza in montagna del primo. Si separano, si ritrovano a più riprese. Accomunati dalla passione per la montagna. Che per Piero però è solo passione (quindi da provare a tratti, a momenti, intervallati da periodi di separazione). Per  Bruno invece è scelta di vita. Tanto che quando Piero avvererà un loro vecchio sogno (andare sull'Himalaya, scalare le mitiche cime di Hillary e Tensing) Bruno non lo vorrà seguire (che gli importa del Nepal quando lui tra i monti aostani ha tutto ciò che ha sempre voluto?

PERCHÈ VEDERLO
Perché è una bella versione del bel romanzo di Paolo Cognetti che per essere tradotto in immagini ha avuto bisogno di due cineasti belgi (i nostri registi più in là del Terminillo non riescono ad andare). Ai belgi (anche coniugi nella vita reale) si deve probabilmente la scelta stilistica, girare col vecchio formato quadrato, quando ormai da 70 anni tutte le storie di montagna sono raccontate in schermo panoramico. Scelta non cervellotica (la vita di Bruno è tutta in verticale, lui non abita in Val d'Aosta, la risale ogni volta che si alza la mattina).

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