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Maria di Nazareth, una donna libera anche di educare il figlio di Dio

Nicoletta Orlandi Posti
Nicoletta Orlandi Posti

Nicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a un romanzo erotico. Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.

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Non è sicuramente una punizione che avrebbe dato Maria Montessori a uno dei ragazzini che stava educando, ma “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni: Andrè Breton, Paul Éluard e il pittore” è un'immagine potente da ritirare fuori in questo ponte dell'Immacolata in cui la cronaca costringe a parlare della libertà di scelta delle donne e di patriarcato. Il dipinto conservato al Museo Ludwig di Colonia ribalta l'immagine di Maria di Nazareth come strumento passivo della volontà altrui: un'immagine con la quale la Chiesa nel corso dei secoli, a colpi di encicliche e dogmi, ha costruito il modello della donna docile e obbediente utile per blindare il corpo e la volontà femminile. La Madonna di Marx Ernst - che punisce suo figlio Gesù per qualche marachella commessa o per qualche rispostaccia - è una donna libera. Tanto libera da aver parlato direttamente con Dio prima di diventare madre di Cristo. Maria si è sottratta al sistema patriarcale che la legava indissolubilmente alla funzione procreativa: durante l'Annunciazione c’è stata una proposta, un dialogo e un sì, senza il quale probabilmente non sarebbe avvenuto nulla. Dire “eccomi” (Luca 1,38) per Maria è stata una libera scelta: tutta la religione cristiana si basa proprio sul libero arbitrio, del resto. Lo stesso che le ha fatto accettare la proposta facendo di testa sua, senza chiedere il parere di suo padre o del fidanzato, come sarebbe stato normale fare data la società dell’epoca. 

 

 

 


Detto ciò, Max Ernst per questo dipinto realizzato nel 1926 venne condannato di blasfemia. La colpa del surrealista fu quella di sovrascrive i simboli negativi che la Vergine ha nell'immaginario collettivo con quelli più concreti di una donna che si ribella ai capricci di un cucciolo di uomo anche fosse il figlio di Dio. Quella di Ernst non è la Vergine, ma Maria di Nazareth, una donna in carne e ossa che gli storici concordano nel ritenere essere vissuta davvero. E quel bambino che tiene sulle ginocchia non è il Bambinello del presepe, ma un ragazzino da correggere fin da piccolo per i suoi comportamenti sbagliati. I Vangeli apocrifi raccontano infatti di un Gesù di pochi anni che giocava a fare il Messia e non ci sarebbe nulla da sorprendersi se la madre avesse voluto fissare i paletti con una sculacciata mettendo fine alla connotazione divina di Gesù e al contempo ai deliri di onnipotenza degli uomini: non per niente Max Ernst fa cadere dalla testa del bambino l'aureola dentro la quale appone la sua firma per dire: quello non è Gesù, sono io. 

 

Quanto ai tre testimoni della scena che si affacciano dentro casa di Maria dalla finestra essi sono tre protagonisti del surrealismo, André Breton, Paul Eluard e lo stesso Max Ernst. Essi vedono ciò che non avrebbero dovuto vedere e ciò che nessun altro ha visto. A loro, in questo caso soprattutto al pittore, spetta il compito di divulgare l’accaduto e di mostrare la realtà “altra” (surreale), svelando la faccia nascosta della religione. Ecco la blasfemia di cui venne accusato Ernst. Blasfemia come quella delle Pussy Riot che nel 2012 hanno subito un processo per aver scritto nel testo di una loro canzone "Madre di Dio, Vergine, diventa femminista". Ma Maria forse già lo è sempre stata, ma in troppi ancora non se ne sono accorti.

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