Il "ritocchino" come atto politico: è ora di gettare la maschera
giovedì 15 maggio 2025

Il "ritocchino" come atto politico: è ora di gettare la maschera

Il "ritocchino" come atto politico: è ora di gettare la maschera
Nicoletta Orlandi PostiNicoletta Orlandi Posti è nata e cresciuta alla Garbatella, popolare quartiere di Roma, ma vive a Milano. Giornalista professionista e storica dell'arte, cura su LiberoTv la rubrica "ART'è". Nel 2011 ha scritto "Il sacco di Roma. Tutta la verità sulla giunta Alemanno" (editori Riuniti); nel 2013 con i tipi dello stesso editore è uscito "Il sangue politico": la prefazione è di Erri De Luca. Il suo romanzo "A come amore", pubblicato a puntate su Facebook, ha dato il via nel 2008 all'era dell'e-feuilleton. A febbraio del 2015 è uscito il suo primo ebook "Expo2051". Nel 2016 Castelvecchi ha pubblicato il suo libro "Le bombe di Roma"; nel 2019 è uscita la seconda edizione. Sta lavorando a una trilogia dedicata ai misandricidi dal titolo "Ragazze di Buttiga". Il titolo del blog è un omaggio al saggio del prof Vincenzo Trione.
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Il filosofo contemporaneo Paul B. Preciado sostiene che il corpo non è una realtà naturale: è una costruzione politica, un archivio vivente di norme, di violenze e di resistenze. Chi decide cosa significa sentirsi a posto con sé stessi? Se il desiderio di “correggersi” non fosse vanità, ma un modo di esprimersi? Se fosse un gesto attraverso cui raccontarsi meglio? Orlan e Cindy Sherman, due protagoniste storicizzate dell’arte contemporanea, hanno scelto di esprimersi attraverso il metamorfico divenire del sé, del proprio corpo e genere, rivendicando la riaffermazione di un corpo nuovo, diverso, emancipato, simbolo della libertà.  Il desiderio di "correggersi" è in realtà un modo per essere più veri, per gettare la maschera.  

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Con questo spirito è aperto a  Porta Venezia - nel cuore di Milano dove la città sboccia tra contraddizioni e libertà - il primo Botox Bar d’Italia. E già dal nome, BTX Bar, sembra più un locale da frequentare dopo l’aperitivo che un ambulatorio medico. Eppure è proprio questa l’intuizione che lo rende interessante: trasformare uno spazio estetico in un luogo pop, accessibile, inclusivo. Non un salotto borghese, ma una hall attraversabile anche da chi non si è mai sentito "abbastanza", anche da chi porta sul volto – o nell’anima – cicatrici non allineate al canone. Significativa la campagna che sarà lanciata nel mese del Pride perché non teme fraintendimenti: “Stop Being Fake”. Una provocazione consapevole, che riprende e sovverte lo slogan di Paris Hilton, “Stop Being Desperate”, icona distorta degli anni 2000. Ma qui il “fake” non è il ritocco estetico: è il nascondersi, il piegarsi, il conformarsi a un’identità di comodo. “Levati la maschera” è il messaggio. Abbraccia ciò che sei, anche se per farlo devi modificare il corpo. Perché a volte modificarsi è l’unico modo per somigliarsi.  A dirlo non è un manifesto femminista, né un proclama queer, ma un centro di medicina estetica che ha scelto di non essere neutrale. In un tempo in cui molti brand preferiscono il silenzio pur di non compromettersi, BTX Bar prende posizione. Come spiega il fondatore, Flavio Ronzi: “La bellezza è reale solo quando è libera”.

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Il 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, questa rivoluzione gentile fa il suo debutto all’Euforia – luogo simbolo della notte milanese – con una serata che è insieme consapevolezza, attivismo e spettacolo. È solo l’inizio. Nasce infatti BTX Cafè, un format culturale che, per la prima volta, porta dibattito dentro uno studio medico. Una volta al mese, tra letti e specchi, si parlerà di corpo e potere, identità e libertà, violenza e diritti. E poi ci sarà un carro al Milano Pride, certo. Ma prima ancora, ci saranno incontri, performance, eventi, ospitati nella hall del BTX Bar, quella che potremmo chiamare la nuova “sala d’attesa delle possibilità”. Si discuterà non di perfezione, ma di identità. Non di lifting, ma di diritto all’autodeterminazione. Non di quanto costa essere belli, ma di come non debba essere un lusso sentirsi in pace con il proprio riflesso. BTX Bar, insomma, sarà ambulatorio. Ma anche un segno dei tempi. Un luogo in cui prendersi cura del corpo non significa inseguire un ideale, ma raccontarsi meglio. Dove la bellezza non è più l’imitazione dell’altro, ma l’emersione di sé. Forse è proprio lì, tra una punturina e un caffè, che possiamo provare a toglierci la maschera che indossiamo.

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