Una colata di cemento dall'aspetto semplicemente “infernale”, almeno per chi ha a cuore la salvaguardia della natura, minaccia un angolo di paradiso in terra a una manciata di chilometri dal cuore di Bergamo, un polmone verde nel Parco dei Colli che per secoli l'uomo ha saputo tutelare, difendendo il suo valore non solo paesaggistico, ma anche naturalistico, la sua biodiversità oggi più che mai da difendere, e che ora invece rischia d'essere devastata dalla realizzazione di una nuova strada nonostante da 60 anni giaccia, dimenticata, un'alternativa che eviterebbe quello che in molti non esitano a definire un disastro ambientale e, per di più, risparmiando una montagna di denaro pubblico. Il progetto finito nel mirino di chi non vuole che la sostenibilità ambientale resti solo un bello slogan, da sfruttare magari in campagna elettorale, è quello per il cantiere del terzo lotto della tangenziale sud di Bergamo (la variante Paladina-Sedrina della Strada Statale 470, nuova strada che taglierebbe la piana agricola di Sombreno e Almè, con una porzione in trincea correndo poi verso nord attraverso una galleria di quattro chilometri scavata sotto la collina per sbucare infine nella Valle del Giongo, zona speciale di conservazione, classificata come d’importanza comunitaria e rientrante nelle aree Rete Natura 2000) e a lanciare l'allarme sono stati i promotori dell'incontro organizzato all'ex Monastero di Astino sabato 15 novembre proprio per dire no alla nuova infrastruttura.
Un progetto vecchio di 30 anni pronto a ripartire nonostante la bocciatura del Tar...
“Nuova” in realtà solo per modo di dire, visto che se ne parla da oltre 30 anni, ma che ora sembra essere pronta a “ripartire”, dopo che la Regione Lombardia ha inserito nei cantieri prioritari un progetto che nel 2003 era già stato fermato dal Tar, il Tribunale amministrativo regionale, con il blocco del progetto esecutivo, nonostante il fatto che per evitare lo scempio sia sufficiente fare quello che agli inizi degli Anni 60 gli amministratori pubblici dell'epoca avevano già previsto: il raddoppio dell'oggi vecchia – ma allora nuovissima – Ss 470, strada progettata e realizzata per collegare il capoluogo con la Valle Brembana e per la quale la Provincia di Bergamo aveva già acquistato il doppio del terreno necessario. Con obiettivo, appunto, un futuro raddoppio delle corsie.
Nonostante da 60 anni esista un'alternativa prevista da chi sapeva amministrare bene la cosa pubblica
“E allora, perché non riprendere in mano quel progetto ed evitare questa devastazione ambientale”, ha tuonato Stefano Vivi, sindaco di Sorisole, paese di novemila abitanti alle porte di Bergamo, intervenendo alla tavola rotonda ospitata nell'antico Monastero di Astino. “Certo, è vero che nei decenni lungo la vecchia statale sono stati costruiti numerosi edifici, ma con gli oltre 500 milioni di euro previsti oggi per la realizzazione di neppure sei chilometri d'asfalto, di denaro per espropriare gli edifici da abbattere ce ne sarebbe finché si vuole, senza svuotare le casse pubbliche”. E in quanto ai tre nodi viari esistenti oggi sul percorso rappresentati dalla prima e dalla seconda rotonda, diventata famosa per la statua di Arlecchino, e della “Ventolosa, dove ci sono i ponti che portano a Sedrina, il primo cittadino ha spiegato che: “quei tre nodi potrebbero essere sciolti con facilità scavando semplicemente due sottopassi dove ci sono le rotonde e, nel terzo caso, costruendo un nuovo viadotto”.
Che coerenza c'è nel dire difendiamo la natura e poi stare zitti di fronte alla sua devastazione?
Considerazioni frutto della logica, del buon senso. Come del resto le parole pronunciate da un'altra partecipante all'incontro, Francesca Bertoli, mamma e insegnante che al sindaco Pd di Bergamo Elena Carnevali ha scritto una lettera – sperando in una sua risposta attesa inutilmente per settimane - sottolineando innanzitutto una riflessione: “Spiegare a figli e studenti che gli enti pubblici da un lato pongono vincoli per tutelare il paesaggio e, al contempo, sono i primi a non rispettarli, riesce davvero molto difficile”.
Dal 2006 il costo dell'opera è passato da 90 a oltre 528 milioni di euro (più Iva)
Così come forse a molti risulterà difficile comprendere come dal 2006 i costi previsti per l'infrastruttura siano passati da 90 a 528 milioni di euro più Iva... Moltissimi, a giudicare dalle migliaia di firme già raccolte dalla petizione lanciata sulla piattaforma change.org per fermare il progetto (per leggere la petizione clicca su https://www.change.org/p/salviamo-il-parco-dei-colli-di-bergamo-dal-cemento


