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Quel Colorado che non fa proprio ridere

colorado cafè e Ruffini

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Paolo Ruffini, checchè  se ne possa politicamente pensare, è stato uno dei migliori dirigenti Rai degli ultimi anni. Mite, silenzioso, mai una parola fuori posto, una personcina che ha fattod ell'understament una missione. Sicchè, quando ci dissero che Paolo Ruffini sarebbe passato a Italiauno, be', era insolito ma poteva starci (Mediaset arruolò il rossissimo Santoro: un Pisanu della tv, può starci). Ma lo choc fu all'annuncio che Ruffini sarebbe finito in conduzione, tra le braccia di Belen, in compagnia di “Nonno Anselmo”, del “ Principe Cacca” e dei Fichi d'India vestiti da Puffi. Dio, come può ridursi un  direttore di rete braccato dai berlusconiani. Solo dopo, guardando  “Colorado Cafè” (Italiauno venerdì) notammo che era il Paolo Ruffini sbagliato. A sostituire Nicola Savino non c'è l'ex dirigente di Raitre, ma un comico che non fa ridere cresciuto alla scuola dei cinepanettoni. Tale agnizione è l'unico brivido di novità insufflatoci dall'ennesima edizione di “Colorado”. Colorado, assieme a pochi altri -il tremendo Saturday Night Live- è la strage degli innocenti della comicità. La catena di montaggio dei talenti perduti. La Calcutta degli autori tv -qua sono ben dieci-con battute strascicate e gag piene di batteri che scorrono nel Gange della prima serata, e qualche vacca sacra che fa capolino, inamovibile per diritto divino. Colorado doveva essere il vivaio di Zelig, ne è diventato la raccolta differenziata. Qui ogni protagonista, pagato a minutaggio è costretto a recitare più parti (Omar Fantini fa Edward il vampiro, Nonno Anselmo e Vendetta!,Gianluca Impastato (Chicco d'oliva, Mariello Prapapappo e Trinky Wisky il turbotubby, per esempio...). Il problema è  che il migliore di costoro, al massimo, strappa un sorriso, il peggiore intristisce. Come non struggersi nell'osservare Rocco'n'rollo che grida e percuote inutilmente una chitarra; come non immalinconirsi quando i Malincomici maltrattano Harry Potter. Poi, a rendere tabula rasa il tutto, ci pensano i conduttori. Un tempo Braida l'inane, Savino lo sprecato; oggi Ruffini, con Belen la rosa appassita: ogni edizione un gradino verso il basso. Il talento -di altro tipo- lo si cercava nelle le vallette: Francesca Cipriani, Marysthell García Polanco, Melita... C'è chi dice che il programma sia la valvola di sfogo per agenti tv che debbono piazzare le proprie seconde file. Fosse così avrebbe anche un senso. Sennò è inspeigabile. L'audience è in calo (12%) ma il pubblico ride. Riso amaro. Uno dei casi in cui bisognerebbe davevro edcare il pubblico sin da piccolo. Al festival dei Roma, in questi giorni presentano il 3D restaurato del film "Il più comico spettacolo del mondo" col grande Totò. Consigliamo agli autori di Colorado di dargli un'occhiata

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