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Bernie Sanders, capitalismo, socialismo e faccia di tolla dem

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il 15 aprile e' il Tax Day in America, l'ultimo giorno per la dichiarazione dei redditi. Anche per Bernie Sanders, Michael Moore, Elizabeth Warren e Bill de Blasio. E per tanti altri che non sono soltanto milionari - qui abbondano -, ma che hanno la faccia di tolla di fare la propria fortuna politica da demogoghi all'insegna del motto “per me il capitalismo, per te il socialismo”. E la spudoratezza dei sinistri arricchiti non e' che loro ce l'hanno fatta, ma che fanno anche la lezioncina, la morale, per continuare ad elevarsi, piu' alti degli altri, perche' i loro milioni sono diversi da quelli degli altri. Sono puliti, guai a pensare male. Bernie Sanders e' il caso piu' clamoroso. Si autodichiara socialista, e' un notorio fan delle rivoluzioni di Cuba e del Venezuela, ed e' il piu' serio candidato alla presidenza nel partito dei DEM, dietro soltanto a Joe Biden che pero' non ha ancora ufficializzato che correra'. Quando ha preannunciato giorni fa – e oggi confermato - che il suo reddito per l'anno scorso ha superato il milione di dollari, e che quindi e' entrato di diritto nella fascia dei contribuenti che sono da sempre nel mirino della sua feroce critica anti-ricchi nei comizi, ha voluto spiegare il perche'. E non si e' accorto di cantare le lodi di quel capitalismo che lui aborre e combatte: “Ho scritto un libro che e' un best seller. Se scrivi un libro che diventa un best seller puoi diventare un milionario anche tu”, ha risposto a chi gli ha fatto notare di essere milionario. "Non sapevo che fosse un crimine scrivere un buon libro che diventa un best seller”, ha poi cercato pateticamente di ironizzare. In realta', di libri, il senatore del Vermont ne ha pubblicati due: "Our Revolution" (“La nostra rivoluzione”) uscito nel novembre 2016 una settimana dopo la vittoria di Trump e che lo ha fatto diventare per la prima volta milionario; e poi "Where We Go from Here: Two Years in the Resistance," (“Dove andiamo da ora in avanti: due anni nella Resistenza), pubblicato nel novembre del 2018 e che gli garantira' di essere milionario anche in futuro. Capito? Sanders non si e' accorto di aver spiegato perfettamente come funziona il capitalismo, e di esserne un soddisfatto e orgoglioso paladino. Anche gli altri milionari e miliardari hanno infatti avuto successo vendendo un'idea al pubblico disposto a comprarla. Bill Gates? Ha creato il software. Jeff Bezos? Ha iniziato a vendere libri via Internet e non si e' piu' fermato. Mark Zuckerberg? Ha escogitato l'idea di connettere gli studenti al college, e adesso siamo tutti seguaci di Facebook. Donald Trump? Senza nemmeno essere tanto originale, ha costruito case e campi da golf in tutto il mondo: bene, evidentemente, se ha fatto i soldi. E cosi' via. Da Bill e Hillary Clinton a Barack e Michelle Obama, per i politici l'idea di pubblicare libri e' la piu' ovvia per arricchirsi. E non c'e' ovviamente nulla di male, visto che il successo viene perche', anche in questi casi, sono i clienti che volontariamente vanno in libreria e comprano. Che Sanders pensi che il suo modo di fare soldi sia diverso di quello degli altri suoi colleghi nella democrazia capitalistica americana, tutti protetti dalle leggi sulla liberta' individuale di perseguire il successo economico che crea lavoro e ricchezza per tutti, e' solo prova di sfacciata ipocrisia, o di furba ignoranza, che e' lo stesso . Se Bernie ammettesse che il suo milioncino e', in scala ridotta, della stessa natura dei profitti fatti da altri autori piu' celebri, perderebbe l'autorita' morale per attaccare industriali, banchieri e imprenditori. Anche Michael Moore ha mostrato la stessa faccia di tolla quando, sul suo website, mentre imperava Occupy Wall Street nel 2011, difese il fatto di far parte del fatidico “uno per cento” attaccando il capitalismo. “Io ho fatto i miei soldi con la vecchia scuola, la via onesta di produrre cose”. Cioe' i film che poi vendeva nelle sale. Essendo film di sinistra, per lui, i profitti erano purificati, non ‘capitalistici' come gli altri. Il premio alla sincerita' tra i socialisti piu' spudorati nell'esigere la redistribuzione della ricchezza (degli altri), pero', e' oggi conteso tra la senatrice Elizabeth Warren e il sindaco di New York Bill de Blasio. La Warren, candidata presidente DEM, ex Pocahontas dopo la sua stessa prova del DNA,  vuole l'esproprio degli azionisti delle societa' per azioni, imponendo il 40% dei posti ai rappresentanti dei sindacati con il potere di veto sulle decisioni del consiglio di amministrazione. Warren e il marito, un anno fa, denunciarono un reddito di circa un milione di dollari. Ma lei si e' ben guardata dal versare il 2% della sua ricchezza al Fisco, come potrebbe benissimo fare volontariamente se volesse essere in linea con il 2% di tassa sulle ricchezze che intende imporre ai piu' abbienti se va alla Casa Bianca. Il sindaco de Blasio, che possiede una casa da 2 milioni a Brooklyn come scrive Karol Markowitz sul New York Post, ripete spesso ultimamente, mentre rimugina l'insano disegno di correre per la presidenza, lo slogan che e' diventato la base analitica della sua politica pro tasse: “Di denaro ce n'e' un sacco a New York, ma e' nelle mani sbagliate”.

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