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Armani, il gentiluomo in rosa chiude la settimana della moda

Testimonial d'eccezione per i sette giorni della moda maschile è Gianna Nannini

Andrea Tempestini
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Giorgio Armani con il suo uomo in rosa chiude la settimana della moda a Milano. Re Giorgio abbandona il rigore e si concede una civetteria femminile. La sua sfilata tra il cipria e le 50 sfumature di pesca  è "pensata per un uomo che conosce il linguaggio intimo, ha superato gli  atteggiamenti maschilisti e ha messo da parte anche quel tanto di arroganza violenta che perfino molte donne ancora scambiano per virilità", dice lo stilista. Una sfilata-manifesto contro il dramma del femminicidio? "Sono convinto che occorra avvicinare i due generi umani, l'unica soluzione contro la violenza sia mettere insieme l'uomo e la donna, le diverse sensibilità, con un soffio di gentilezza e tenerezza. Io lo faccio attraverso i miei vestiti". Armani non ha dubbi: la moda può educare ad atteggiamenti diversi. La dolcezza dell'uomo Armani parte dallo stile e arriva al cuore. Tradotto in moda: la grande rivoluzione di questa collezione  è la giacca, che non è più quella rigida che dà il senso della prepotenza maschile. "Quel mondo maschile non è più attuale - continua  Re Giorgio - il classico non è più quello di un tempo, le spalle sono diverse, non aggrediscono. Anche la maglia diventa estremamente importante per l'uomo", si adatta bene al corpo, gli conferisce morbidezza, toglie a qualsiasi blazer l'aria dell'armatura. Il risultato è un atteggiamento più rilassato. Tanti toni sereni di blu e azzurro, blu con nero, blu con altri blu, indaco e quasi denim, per giacche gilet, giacchine guru, giacche parka, giacche cardigan, per jacquard a trame reticolate che fanno spuntare il chiaro, completi che hanno un'aria stretch confortevole e sexy. E poi il rosa, un tono tenue di vecchia cipria, da accoppiare con il mastice chiaro, giocando sullo spezzato giacca-pantaloni. E poi anche il bianco, "colore difficilissimo per un uomo, che rischia di diventare retrò o gigolò. Non lo presentavo da molto tempo, il pericolo è che in bianco sembri uno che prende il tè… dove oggi?". Va bene giocato con i profili blu o spezzato da una camicia scura, da un gilet pixelato, dai calzoni che sembrano di piquet puntinato, oppure all'opposto messo total white, con giacca camicia e revers ben chiusi da ufficiale, naturalmente gentiluomo. Come Sherif, fattorino Della Giorgio Armani spa, 30 anni, nato in Senegal, Armani lo ha visto e ha deciso di farlo sfilare. Bravissimo, sembrava un indossatore professionista. In prima fila la spumeggiante Gianna Nannini. Per lei lo stilista ha curato tutto il look per il suo tour mondiale partito da Roma e arrivato ad Amsterdam a fine maggio, compresa la marsina bianca a taglio vivo e i pantaloni bikers bianchi che indossa la cantante, una divisa "perfetta per muoversi sul palco, che ho utilizzato per i finali di ogni concerto», racconta Gianna. "La moda italiana ha una forza pazzesca in tutto il mondo, in particolare quella di Armani", commenta la Nannini dopo il defilè, "ma non posso dire lo stesso della musica di casa nostra". La rocker italiana però non si sbilancia, non se la sente di indicare qualche nome promettente del panorama musicale. E conclude: "Manca completamente la cultura della musica pop e c'è un grande bisogno di giovani leve". Ed è proprio così. di Daniela Mastromattei

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