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Detroit in bancarotta vende i capolavori dell'Institute of Arts

Il curatore fallimentare della città statunitense ha fatto valutare i vari Van Gogh, Picasso, Caravaggio... Valgono 2,5 miliardi di dollari

Nicoletta Orlandi Posti
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Sessantamila opere d'arte potrebbero essere "sacrificate" per cercare di salvare Detroit. La città statunitense che ha dichiarato fallimento sta cercando in ogni modo di rimpinguare le sue casse ormai a secco e tra le altre cose è spuntata l'ipotesi di vendere i suoi gioielli che secondo una prima stima varrebbero qualcosa come 2,5 miliardi di euro che non sono pochi di fronte al debito di 16 miliardi di euro. Kevyn Orr, il curatore fallimentare chiamato al capezzale della città moribonda, racconta il Giornale, già si sarebbe rivolto agli esperti di Christie's, la celebre casa d'aste, per fissare un prezzo di massima al Caravaggio, ai vari Rembrand, Matisse, Van Gogh, Degas, Cezanne, Picasso, Calder, Mirò, Ernst e agli altri pezzi custoditi al Detroit Institute of Arts. Certo è una pugnalata al cuore al direttore Graham Beal, ma in tempi di vacche magre si deve scegliere. "È duro dire a un pensionato: "ti riduciamo l'assegno mensile del 30 per cento, però il valore dell'arte è eterno"...", avrebbe detto il portavoce di Orr, Bill Nowling. Non si è fatta attendere la replica di Samuel Sachs II, direttore del DIA dall'85 al '97, non ci sta e butta lì una domanda retorica di sicuro effetto: "Se potessimo vendere gli ospedali e l'università lo faremmo?".

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