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Aldo Moro, la bomba: "Io lo potevo salvare ma un super big della politica me lo impedì"

Alessandra Menzani
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Una bomba sulla morte di Aldo Moro. La lancia Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata, in carcere dal 1979. Il Corriere della sera riporta alcune sue dichiarazioni, secondo le quali egli avrebbe potuto salvare Aldo Moro, nel 1978, se non glielo avesse impedito la Democrazia Cristiana nella persona di Antonio Gava, uno dei politici più potenti nella storia repubblicana d'Italia. Gava, nato a Castellammare di Stabia, era detto il viceré per l'enorme quantità di voti che era in grado di spostare e ha subìto più processi durante la sua vita, con varie accuse, tra cui quella di associazione mafiosa, reato per il quale fu assolto. Raffaele Cutolo riferisce che fu proprio il veto del politico campano a impedirgli di salvare Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse. Ferdinando Imposimato, il magistrato che all'epoca ricopriva il ruolo di giudice istruttore in merito alla vicenda, pochi anni fa ha affermato che l'omicidio di Moro sarebbe stato voluto proprio dai vertici della DC, facendo i nomi di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Nicola Lettieri.   “Era un piano semplice, uomini dell'organizzazione si sarebbero portati, armati, presso l'appartamento, visto che solo 4-5 persone vigilavano sul covo di Moro”, ma arrivò da Roma l'ordine di restare fermi, di non muoversi. Il piano Cutolo l'aveva ideato insieme a un suo uomo di fiducia, Nicolino Selis, facente parte della banda della Magliana poi “promosso” a capozona dal boss nato a Ottaviano. Selis in quel periodo era latitante e si nascondeva proprio nei pressi del rifugio dove le Brigare Rosse tenevano sequestrato Moro. Ma finì tragicamente.

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