Santanché, la lettera a Libero: massacro per Asia. "Si rende conto che chi è stata stuprata davvero...?"
Il caso Weinstein ha aperto il dibattito sul comportamento degli uomini con le donne e subito le donne, o meglio un certo tipo di donne, si sono schierate con le "vittime", aggiungo io di se stesse. Donne che molti anni dopo hanno raccontato sui giornali e alle televisioni, senza avere il coraggio di denunciarle agli organi preposti, le violenze, e qualcuno ha usato anche la parola stupro, subìte dal re di Hollywood. Io non ci sto. Io senza opportunismi e ambiguità mi schiero dalla parte della "vita" e vi spiego perché. Da sempre gli uomini hanno usato il potere e la ricchezza per sedurre le donne e da sempre le donne hanno usato la bellezza per sedurre gli uomini. È il gioco delle parti. I primi cercano di conquistare con la merce che hanno, le seconde si concedono e in cambio ottengono carriera, denaro, protezione. Cambio merce - Nel mio lavoro (vendo pubblicità) si chiama cambio merce. Questa è la vita, questo avveniva ieri, oggi e avverrà domani. Non facciamo le vergini, non facciamo finta di scandalizzarci e di non sapere che il rapporto tra uomo e donna è anche questo. Non diventiamo le Meryl Streep di turno, che nel 2012 alla consegna degli Oscar diceva in mondovisione: «Weinstein è il mio Dio», mentre oggi la stessa donna dice che Weinstein è disgustoso e imperdonabile. Ma lei dove viveva? Con chi parlava la donna più potente di Hollywood? Non frequentava il suo mondo? Che orrore, che disgusto, per usare le sue stesse parole, mi fanno queste donne. Per me, loro sono imperdonabili. Non si sputa nel piatto in cui si mangia con gusto. Troppo facile quando si è ricche, potenti e affermate sputare come ossicini di pollo quegli uomini che nutrivano la loro fame di successo e di ricchezza. Sarebbe più dignitoso per la nostra categoria se queste donne ammettessero con se stesse e in silenzio che hanno accettato un cambio merce: io te la do e tu in cambio mi dai il tuo potere per la carriera. Un appello - Sarebbe più rispettoso per tutte quelle donne che hanno subìto le violenze dei maschi, che non hanno fatto finta di godere e che portano le cicatrici dello stupro nel loro cuore e non ci sono carriera o soldi che a loro potranno far dimenticare. Faccio un appello a tutte le donne, non cascateci, ma anzi combattiamo tutte insieme gli stupri, facciamo tutto quello che serve perché nessuna donna debba più subire le violenze, quelle vere. Non cadiamo nella trappola di difendere chi utilizza un tema così delicato per ottenere qualche intervista o qualche passaggio televisivo o ancora peggio per essere strumento di qualche gioco di potere. In ultimo, da mamma, chiedo alle mamme di insegnare alle proprie figlie che chi paga comanda e se paghiamo i nostri conti comandiamo noi sulla nostra vita e decidiamo noi a chi vogliamo darla. Questa si chiama parità. di Daniela Santanché