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Lingotto, tristezza Pd. L'anziano ultrà di Renzi e il cartello contro D'Alema

Giulio Bucchi
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L'hanno definito una Leopolda sbiadita. Il Lingotto che lancia la candidatura di Matteo Renzi al Congresso Pd non ha niente delle scintillanti convention fiorentine dell'ex premier. Clima cupo, sala moscia, tante teste bianche, qualche vecchia cariatide locale (da Fassino a Chiamparino). Gli applausi al leader sono descritti come "timidi", il discorso di Renzi su "reduci ed eredi" non trascina, sa tutto di già sentito e la distanza con il primo Lingotto firmato Veltroni, 10 anni fa, sembra incolmabile per entusiasmo e senso di speranza (poi trasformatasi in illusione). Andrea Romano, parlamentare convertito renziano, scherza. "Meno pop, più socialismo reale". Sarà l'effetto involontario della scissione, che spinge Renzi a guardare un po' controvoglia a sinistra. Tira fuori addirittura la parola "compagni". In questa atmosfera un po' preoccupata e molto malinconica, arriva lui: Giuseppe Conte. Attempato militante (sarebbe meglio dire ultrà) renziano che porta al collo un cartello tutto dedicato a Massimo D'Alema. Lui a Torino è arrivato giusto per complimentarsi con Baffino, definito "cospiratore, viscido e presuntuoso". Un bell'ambientino.

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