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Santi Cazorla, il calvario: la sua caviglia è ridotta così: "Ho rischiato l'amputazione"

Giulio Bucchi
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Un calvario, a 33 anni. Per non correre il rischio di sembrare blasfemi meglio dire subito che si sta parlando di calcio. Il guaio, per il protagonista Santi Cazorla, è che quello giocato è un lontano ricordo: ottobre 2016, gara di Champions tra l'Arsenal, in cui milita l'esterno offensivo spagnolo, e il Ludogorets. Finisce 6-0, ma per l'ex di Villarreal e Malaga c'è poco da festeggiare. Dal 2013 gioca praticamente con una sola caviglia, perché quella destra è martoriata. Tutto nasce da un infortunio nell'amichevole tra la Spagna (con cui Cazorla si è laureato campione d'Europa nel 2008 e nel 2012, saltando invece i Mondiali 2010) e il Cile. Ha continuato a giocare, nonostante il dolore, anche nei mesi successivi. "Nemmeno riuscivo a piangere. Continuando a giocare, le ferite si aprivano praticamente sempre. Non si cicatrizzavano e si infettavano. Un incubo. Non ho perso, però il buonumore. E lì ho capito chi contava veramente nella mia vita. Ho ricevuto tanti messaggi, Iniesta, Silva e Villa mi scrivevano ogni giorno". Nel 2015 l'operazione per la rottura del legamento esterno del ginocchio destro, il primo di 8 interventi. Lo scorso maggio ancora sotto i ferri, con una infezione che ha comportato il rischio di amputazione del piede: "Mi aveva praticamente mangiato 8 centimetri del tendine d'Achille", ha spiegato Cazorla, classe 1984, 77 presenze con la Roja e 125 con l'Arsenal, al quotidiano spagnolo Marca mostrando le foto, agghiaccianti, della sua caviglia. Sta provando il recupero a Salamanca, per l'anno nuovo potrebbe tornare ad allenarsi normalmente con i compagni di club. "In Inghilterra, dopo un'operazione, il medico mi disse che se fossi riuscito a tornare a camminare in giardino con mio figlio avrei già potuto ritenermi soddisfatto".

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