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Euro 2020, Portogallo-Ungheria a Budapest: 66mila tifosi senza mascherine. Covid e assembramenti, l'incubo di Massimo Galli

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Scene da altri tempi a Budapest, per l'esordio del Portogallo e dell'Ungheria padrona di casa agli Europei di calcio. Altri tempi, si diceva, quando cioè il coronavirus è solo roba da biologi, da laboratorio, e non materia che monopolizza l'agenda mondiale da un anno e mezzo. Sugli spalti 66mila spettatori, praticamente nessuno con la mascherina. Petti nudi, creste da pellerossa, magliette, occhiali da sole, insomma il solito arsenale dei tifosi, lo splendido folklore delle grandi occasioni. Quando il pallone unisce anziché dividere, e i sostenitori delle due nazionali in campo finiscono per brindare a birra prima di entrare nello stadio, abbracciandosi per i fotografi di mezzo mondo. 

Tutti brividi per Massimo Galli, Andrea Crisanti e quei virologi che a ogni assembramento paventano (anzi, paventavano) migliaia di contagi simultanei. Fortunatamente, in Europa sembra tirare ora un'altra aria, più dolce e rassicurante. Ricordate la bomba-Covid Atalanta-Valencia del febbraio 2020? Secondo molti esperti, quella partita contribuì a esportare in Spagna e poi in Europa il virus, con migliaia di persone assiepate a San Siro. Un anno e mezzo dopo, stessa scena alla Puskas Arena. ma con una sostanziale differenza: per entrare, oltre al biglietto, i tifosi hanno dovuto mostrare un braccialetto Covid (rilasciato previa vaccinazione o risultato negativo di un tampone svolto nelle 72 ore precedenti). Di fatto, un clamoroso test di massa per capire se sia possibile davvero ripartire. 

 

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