Scene da una comunione numero uno. In un ristorante di Massa Carrara si sta festeggiando la comunione di un ragazzino. Situazione conviviale, buon vino, aperitivi a non finire, vestiti e sorrisi esibiti neanche fosse la prima della Scala. A un certo punto però due ragazzini iniziano a rincorrersi tra i tavoli. “State attenti che cadete”. Neanche a farlo apposta, e mentre la conversazione di tre quarti degli invitati langue sugli ultimi aggiornamenti di vita famigliare, i due ragazzini inciampano in una sedia vuota. In un giorno normale, in un contesto normale, in un ricevimento normale l’incidente si sarebbe concluso con un banalissimo richiamo ai bimbi. A Massa no. In quel ristorante no. Gli adulti – che evidentemente non vedono l’ora di scatenarsi in un fuoriprogramma degno dei loro giorni peggiori – cominciano a prendere a male parole chi l’uno chi l’altro ragazzino. Poi a prendere a male parole i genitori. Poi chiunque gli capiti a tiro.E alla fine gli insulti diventano botte da orbi. Con tanto di agenti dei carabinieri costretti a intervenire per calmare gli animi. Scena da una comunione numero due. A Sestu, in Sardegna, si sta celebrando la messa per la comunione di decine di ragazzini. Il sacrestano sale sul campanile della chiesa e si butta di sotto. Il tonfo, il sangue, lo strazio nel bel mezzo della celebrazione. I fedeli corrono fuori. L’arcivescovo interrompe per qualche secondo la cerimonia. I parrocchiani aspettano che da un momento all'altro dica "andate a casa e pensate a quella povera anima del nostro fratello morto suicida". Invece no. Il tempo di ricomporsi e levare le macchie sul sagrato e la messa ricomincia. Tutto nella norma, eccetto una pensierino, durante la predica, rivolto al povero sacrestano che ha avuto l’improvvida idea di porre fine alla sua esistenza nel bel mezzo della comunione... con tutte quelle belle famigliole vestite a festa e il pensiero unanime già volato al banchetto al ristorante. A questo punto voi che dite? Che lezione hanno avuto i bimbi di Massa e quelli di Sestu? Si sono sorbiti ore e ore di catechismo, sermoni a non finire sull’amore per il prossimo, "manda giù e porgi l’altra guancia", "manda giù e non fare l’egoista". Decine di partite a pallone sacrificate al cammino di fede. Poi che accade? Un bimbo cade e gli adulti si prendono a mazzate. Un sacrestano si uccide e la messa può andare avanti. Fantastici adulti. I bambini dovrebbero trovare il coraggio di mandarli a quel paese e poi prendere le loro predicozze di vita e di morale e metterle a centrifugare nella lavatrice di mamma.