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Cambiare la vita non è compito di un governo

Elisa Calessi
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Ieri Mario Monti, ricordando il giorno che ha liberato l'Italia dal nazifascismo, ha spiegato che, oggi, si tratta di liberare gli italiani da "alcuni modi di pensare e di vivere". Mi è tornata in mente l'intervista al Time in cui alla domanda se il suo obiettivo fosse quello di voler "cambiare le abitudini degli italiani", rispose: "Lo spero, perché altrimenti le riforme strutturali sarebbero effimere e non durature". E aggiunse: "La vita politica ha diseducato gli italiani". Cercare di capire cosa significa “liberazione”, oggi, per noi, è giusto. Misurarsi con la grande questione della libertà è il grande compito, oggi, di chi governa. Di chi cerca di realizzare il bene comune. Bisogna chiedersi qual è il grado di libertà (economica, educativa, di sapere, di far impresa) oggi in Italia. Dobbiamo chiedercelo e lavorare perché ogni italiano possa essere li più possibile libero. Altro, però, è sostenere che il problema è liberarsi "da alcuni modi di pensare e di vivere". A cosa, credo, alludesse è chiaro: per anni abbiamo vissuto, come Paese, al di sopra delle nostre possibilità. La politica, pur di evitare scelte impopolari, ha aumentato a dismisura spesa e debito. E facendolo, si è mangiata il futuro. Ora che quel futuro è arrivato, ne paghiamo il prezzo. Lo pagano soprattutto coloro che il futuro, ora, lo dovrebbero costruire. Sostenere, però, che il problema è "cambiare il modo di vita degli italiani" è sbagliato. Se non altro è un'espressione molto infelisce. Per almeno due ragioni. 1)      Il modo di vivere di ciascuno ha a che fare con la sfera dell'etica: è l'io in azione di fronte alla realtà. Nessun governo può arrogarsi il potere (peggio ancora: la missione) di intervenire in questa personalissima sfera. 2)      Dirlo in un momento nel quale  la vita di tanti italiani è drammaticamente faticosa, e non per colpa loro, ma per scelte scellerate di tanti governi, è perlomeno irrispettoso. Cosa dovrebbero pensare i milioni di giovani laureati che non trovano lavoro dopo anni di studio o che lo trovano per 800 euro senza alcuna certezza del futuro o i pensionati che vivono con 600 euro al mese, le famiglie che per aver messo al mondo più di un figlio faticano a fare la spesa? Monti, i governi, la politica, si devono preoccupare di mettere gli italiani nelle condizioni di essere liberi. Di lavorare, di fare figli, di produrre, di creare, di studiare e mettere a frutto il proprio studio. Questo. Niente di più. Se poi questo produrrà cambiamenti nel modo di vita di ciascuno, d'accordo. Accadrà. Ma dovrà essere una conseguenza. L'effetto di una libertà che è messa in condizione di esprimersi.  Non una “missione” etica del governo. Allora, Monti ne stia certo, gli italiani saranno anche disposti a cambiare il proprio stile di vita. Lo faranno di lora sponte, senza che qualcuno, dall'alto, glielo imponga. Anche perché chi ci ha provato, nella storia, ha solo prodotto disastri. E meno libertà.    

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