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Bersani, sindacati e ministri: il partito del no ai tagli

Giulio Bucchi
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  Partiti, sindacati, Confindustria, pure i ministri. Una maggioranza così ampia e compatta non c'era mai stata. Peccato per il premier Mario Monti che siano tutti d'accordo, sì, ma per dire no ai tagli alla spesa pubblica. Oggi è il giorno dell'incontro tra governo e parti sociali per parlare di spending review, ma la situazione è chiara: saranno barricate contro ogni possibile risparmio. E non a caso l'incontro a Palazzo Chigi, previsto per le 9, è slittato alle 13 forse per permettere al premier di limare il testo da sottoporre all'esame. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani guida la truppa: "Non toccate il sociale". E da centrodestra: "Se il grosso del decreto riguarderà solo gli statali, ci saranno grosse perplessità". E dai sincadati si alza il coro dello sciopero generale. "La Cisl sosterrà l'esecutivo se si faranno tagli con criterio - avverte il segretario generale Raffaele Bonanni -. Se si faranno tanto per farli, si faranno solo più guai e faremo iniziative in tutta Italia". Parole che si aggiungono a quelle combattive di Susanna Camusso (Cgil): "I lavoratori statali hanno già fatto sacrifici. Di tagli lineari non se ne parla". Ministeri in rivolta - La manovra di Monti, che verrà approvata entro la settimana, rischia di scontentare tutti. Sembra insomma la strada giusta, ma potrebbe incrinare una volta per tutte la serenità dell'esecutivo. Ministri compresi, visto che già a sentir la parola tagli si levano le proteste dai Dicasteri: "Risparmi? Abbiamo già dato...". Nel mirino del premier e del commissario straordinario Enrico Bondi ci sono Province, sanità e, appunto, statali in un piano in tre atti: prima i tagli, quindi una seconda tranche a fine anno da approvare insieme alla legge di stabilità e un ultimo capitolo nella primavera 2013 con la riorganizzazione degli uffici territoriali del governo e i tagli alla spesa dei ministeri.  Il piano punto per punto - Monti ieri avvertiva: "In questo paese si è tirato troppo a campare". Come dire: ora si deve fare sul serio. Ai ministeri toccherà una dieta da 5 miliardi di euro, con particolare attenzione per Istruzione, Difesa e Giustizia che infatti si premurano: "Niente riduzione del personale". E dopo il nodo della diminuzione dei tribunali, stoppata bruscamente, rischia di fare la stessa fine anche il blocco delle tariffe di acqua, telecomuniazioni, luce e gas. Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, infatti, non è convinto. Capitolo Sanità: la spending review prevede tagli da 8,5 miliardi in tre anni, con risparmi su appalti, acquisto beni e servizi, prestazioni nelle strutture convenzionate. Per quanto riguarda i farmaci, in arrivo le mini confezioni che costeranno meno se il brevetto è in scadenza. La riorganizzazione degli enti locali prevede tagli per 5 miliardi con Province ridotte a 30 con la creazione di 10 città metropolitane.  

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