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Lady Gaga dopo Donna Summer? Ma per piacere...

Quante canzoni ci ricorderemo della Germanotta tra 30 o 40 anni?

Andrea Tempestini
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Che noia, continua a morire un sacco di gente famosa col rischio di far sentire vecchi anche noi - alcuni, almeno - e col rischio ancora peggiore di farci scrivere articoli del tipo «una volta era diverso», in pratica quei tuffi nella memoria che spieghino come un tempo esistette qualcosa di inimitabile e irripetibile: cioè che noi eravamo giovani. Il problema, contingente, è che c'è del vero: che siamo vecchi, ma pure che Donna Summer, morta ieri, rappresentò qualcosa di inimitabile e irripetibile, tempi in cui la «disco music» era qualcosa di completamente diverso e a suo modo spaccava muri, segnava generazioni, consentiva vie di fuga e, se non disturba, consacrava brani immortali. Donna Summer di tutto questo fu la «regina» - si dice - anche perché era bella, sensuale, dotata e musicalmente spalleggiatissima. Poi, certo, il timore di confondere il memorabile con l'autobiografia induce a quel certo relativismo che appartiene alla vecchiaia vera: viene anche voglia, cioè, di fare spallucce e di concludere che vabbeh, ieri c'era lei e oggi probabilmente ci sarà qualcun altro, qualcuno che domani ovviamente sarà giudicato inimitabile e irripetibile. Forse è per questo che io, oggi, non lo vedo: non lo vedo proprio. Oggi vedo che a uno come John Travolta danno del frocio, oggi mi chiedo quante canzoni di Lady Gaga ricorderemo tra 30 o 40 anni. di Filippo Facci

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