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Lo strano caso delle fabbriche di Nichi Vendola

Mattias Mainiero risponde a Mario Calciano

Mattias Mainiero
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Da lettore assiduo di una informazione attenta e meticolosa che il suo giornale offre, noto che non c'è mai stata curiosità di approfondire il fenomeno delle “Fabbriche di Nichi”, sorte con il governatore Vendola, “produttrici” di pensieri che andrebbero conosciuti. In cosa consistono? Occorre saperne di più. Mario Calciano Ferrandina (Matera) Giusto, occorre saperne di più. E dunque bisogna andare alla fonte del sapere vendoliano: il suo sito internet, www.nichivendola.it. Computer, mouse, clic, schermata. A destra, più o meno a metà pagina: eccole qui. Nuovo clic e tutti i particolari. Cito una frase: «La fabbrica di Nichi non è un semplice comitato elettorale, ma uno spazio diverso, attivo e creativo. Volontari di tutta la Puglia attivano un processo di rete e partecipazione: idee, proposte, informazioni e contenuti di ogni genere nascono e si diffondono vorticosamente per tutta la regione, attraverso il web e le azioni sul territorio. Così, attraverso questo luogo fisico e virtuale, raccontiamo a tutti cosa è stato fatto e perché è importante rieleggere Nichi Vendola». Chiaro, no? Le fabbriche lavorano per Nichi, per la sua rielezione. Forse costruiscono anche Nichini, altrimenti noti come piccoli Nichi. Proseguiamo. Cito di nuovo: «La fabbrica di Nichi è un'esperienza plurale, aperta e collaborativa che vuole rinnovare il linguaggio e le pratiche della politica». Interessante. Sembra di capire che le fabbriche costruiscano la politica del futuro, che però è quella del passato, cioè quella di Nichi. Nuova citazione: «La fabbrica di Nichi nasce da un'idea. Anzi da un'evidenza. La mobilitazione che ha portato alla riconferma di Nichi Vendola come presidente della Regione Puglia è un patrimonio troppo grande per essere disperso». Non ci sono dubbi: lì dentro si lavora proprio per Nichi. Come le sezioni di un tempo e le segreterie lavoravano per il segretario e i leader di turno, così le fabbriche lavorano per il governatore. E ora, dopo averne saputo di più, e dopo esserne anche giunti alla conclusione che la politica dovrebbe sul serio cambiare strada, diventare più concreta, essere al servizio della gente eccetera eccetera, ecco una proposta: capito che le fabbriche servono solo a Nichi, possiamo benissimo chiuderle o mandarle in cassa integrazione. A spese di Nichi, ovviamente. [email protected]

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