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Anacardi per combattere il diabete

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Lo studio è stato eseguito dai ricercatori dell'Università del Canada e del Cameroun. I semi assorbirebbero il glucosio

bonfanti ilaria
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Gli anacardi costituirebbero uno degli alimenti anti-diabetici naturali. La novità arriva direttamente dall'Università di Montreal, in Canada e dall'Università de "La Yaoundè", nel Cameroun. Secondo le ricerche effettuate dagli esperti sarebbe infatti la famosa "mela di Acagiù"- è chiamato così l'anacardo in Brasile-  a contenere alcuni dei composti attivi, come l'acido oleico, che possiedono virtù antidiabetiche. Gli estratti provenienti dai semi, dalle foglie e dalla corteccia, stimolerebbero l'assorbimento muscolare di glucosio, necessari alla produzione dell'energia. Nel comunicato del ricercatore, il Dottore Pierre S. Haddad, si illustra che "Tra tutti gli estratti testati, solo quello dei semi di anacardo ha stimolato notevolmente l'assorbimento dello zucchero nel sangue dalle cellule muscolari". Il Professore Haddad, docente di farmacologia presso l'Università di Montreal e direttore del team del "Canadian Institute of Health Research"  ha dichiarato che proprio l'estratto dei semi di anacardi conterrebbe dei composti attivi che "potrebbero avere potenziali proprietà anti-diabetiche". I preziosi semi- poco più grandi di un'arachide- conterrebbero anche sali minerali, vitamine del gruppo B, proteine e fibre. E, sempre a detta degli esperti, gli anacardi potrebbero possedere  anche delle virtù antinfiammatorie. In Italia, secondo i dati raccolti nel 2009 dall'ISTAT, sono 2.900.000 le persone affette da questa patologia, più precisamente il 5% sono donne e il 4,6% sono uomini. Secondo l'Oms, in totale, sono 177milioni le persone colpite da diabete in tutto il mondo. Il Dottor Haddad ha concluso dicendo che "Il nostro studio convalida l'uso tradizionale dei prodotti dell'albero di acagiù per il  diabete e afferma che i suoi componenti naturali potrebbero servire per la  creazione di nuove terapie orali". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Molecular Nutrition & Food Research” e finanziato dal "Canadian Institute of Health Research" e dall'"Institute of Nutraceuticals and Functional Food".

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