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Gli uccelli perdono la rotta, due mamme volanti li guidano

Giulio Bucchi
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Le chiamano mamme volanti. E così sono, Anne-Gabriela Schmalstieg e Corinna Esterer, le due giovani volontarie austriache, che volteggiano in cielo, su un ultraleggero, accanto a 31 piccoli ibis eremita, dallo scorso 15 agosto. «Komm komm waldi, komm komm» («Vieni, cucciolo»), ripetono al megafono, Anne e Corinna in testa allo stormo, a oltre 2000 metri di altezza, per invitare gli uccelli a seguirle lungo la rotta migratoria. I volatili, che per due mesi hanno poggiato il becco tra i loro capelli ricevendone in cambio delicati grattini sul collo, le riconoscono a occhi chiusi le loro mamme adottive. La loro voce amorevole l' hanno ascoltata ogni giorno e rincorsa all' ora della pappa. Se non bastasse: Anne e Corinne lassù sono ben visibili per il giallo acceso che colora i loro abiti, con cui i pulcini hanno imparato a distinguerle fin dai primi attimi di vita. Ogni tanto bisogna rallentare, perché qualcuno resta indietro. E aspettare che riprenda il ritmo del gruppo: partito da Uberlinger, in Germania, sul lago di Costanza, resterà tra le nuvole per almeno mille chilometri prima di poter raggiungere il clima mite dell' Oasi di Orbetello, in Toscana, dove gli uccelli migratori si tratterranno per svernare fino alla prossima primavera. Si è sfruttata la loro socialità, ma soprattutto il processo di imprinting, delicato e ancestrale, con il quale gli ibis eremita hanno imparato a fidarsi dell' uomo, o della donna come in questo caso, perché, come è naturale che sia, con le femmine si stabilisce un rapporto più coinvolgente. Legame di fiducia - Appena si schiudono le uova e per almeno un paio di mesi «i pulcini devono memorizzare solo noi e non devono vederci interagire con nessun altro al di fuori del nido», racconta Rachele Trevisi, ornitologa di Mantova, la prima italiana a entrare nella squadra dei genitori adottivi di questa specie ormai scomparsa dall' Europa. È così che si forma quel rapporto di confidenza fondamentale per la successiva fase di addestramento al volo, prima di intraprendere la traversata. La giornata con loro inizia alle 5 del mattino con la visita e la pesa di ogni piccolo, che deve mangiare ogni ora e mezza. L' imprinting però non è come quello delle oche, che identificano come mamma la prima cosa che vedono. Con gli ibs è un po' come con i cagnolini, devono conoscerti e fidarsi. Le mamme adottive assumono quel ruolo che i genitori naturali non possono più svolgere perché loro stessi non conoscono più la strada della migrazione, non saprebbero come arrivare in Italia. Ecco perché i piccoli ibis sono entrati nel progetto Life+ "Reason for hope" 2014 - 2019, sviluppato grazie al supporto della Comunità Europea e guidato dal gruppo di ricercatori austriaci del Waldrappteam, con il Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona) come unico partner italiano. «Rappresentano la speranza di poter stabilire il ritorno in Europa di una specie che l' uomo ha cancellato, quattro secoli fa, diventando ambasciatori di tutti gli uccelli migratori», spiegano dal Parco Natura Viva. L' obiettivo è renderli autonomi entro l' estate del 2019. Intanto mancano ancora 150 chilometri per raggiungere Orbetello. Lo stormo è arrivato a Borgo San Lorenzo e oggi si rimetterà in volo. Ma durante la traversata non sono mancati gli incidenti. Giunti tutti e 31 sani e salvi ad Andelsbuch, in Austria, dopo un tragitto di 100 chilometri circa, tuttavia durante la notte una volpe è entrata nella voliera e due uccellini, Caramba e Hope, sono rimasti feriti. Mentre Caramba ha proseguito il viaggio su un furgone, Hope, purtroppo non c' è l' ha fatta. E qui mi permetto di dire, che quando si hanno in custodia dei piccoli un po' più di attenzione non guasterebbe, magari avrebbe impedito alla volpe di avvicinarsi. A Nauders - Il 19 agosto, invece, un atterraggio di fortuna a Nauders di uno dei due ultraleggeri ha costretto un rallentamento sulla tabella di marcia. Le immagini arrivate in redazione mostrano l' amore e la bellezza di questa impresa. Sulle Alpi, il tempo e le correnti termiche ascensionali hanno permesso agli ibis di arrivare a 2600 metri d' altezza, per la prima volta. Non avevano mai volato così in alto con gli ultraleggeri durante le precedenti migrazioni guidate (sono alla quinta). Poi gli ibis hanno padroneggiato i cieli lungo 190 chilometri in tempo record (solo quattro ore) per approdare all' aeroporto di Thiene. E a dispetto dell' attacco di un' aquila, nella tratta fino a Borgo san Lorenzo, non ci sono stati problemi: gli ibis si sono difesi e hanno avuto la meglio. Loro conoscono bene le leggi dell' aerodinamica. Ecco perché questi grandi trampolieri dal lungo collo e dal becco ricurvo volano in formazione a V ottimizzando il consumo energetico (rivelazione di studi recenti). Il movimento dei battiti, infatti, si trasmette nella formazione come un' onda, dall' uccello di testa a quello che lo segue e così via, un po' come la "ola" in uno stadio. Dunque i 29 ibis oggi dovrebbero arrivare a Orbetello, sperando che riconquistino presto l' autonomia di volare seguendo le loro antiche e dimenticate rotte stagionali. Le mamme adottive saranno orgogliose di aver portato a termine un' impresa così emozionante ed ambiziosa (dall' allevamento al volo guidato per permettere la migrazione), ma non dimenticheranno mai quei teneri pulcini che agitano il becco in modo buffo in segno di saluto. di Daniela Mastromattei

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