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Antonio Socci: “Ora è l'uomo bianco ed eterosessuale a fare paura”

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Antonio Socci

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In un drammatico documento di Benedetto XVI si legge: «A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi () perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo». Il dibattito politico, la lettura dei giornali, i social confermano ogni giorno che ci sono persone contro cui ormai è tranquillamente ammesso esprimere disprezzo e odio, anzi è addirittura doveroso. Guardiamo il trattamento riservato a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (che non scandalizza nessuno) o, oltreconfine, a Donald Trump, sommerso da un odio e disprezzo mai visti, tanto più sorprendenti se paragonati all'atteggiamento di riguardo che si riserva a certi tiranni, come il cinese Xi Jinping. Ma, oltre alle persone fisiche, ci sono intere categorie bersagliate dal disprezzo dell'ideologia dominante, dei media e di un sistema che unisce tutti coloro che hanno potere, dalle piazze dei dimostranti alle multinazionali.

 

 

LE PROTESTE DEGENERATE
Prendiamo il caso più recente. Giuste sono le proteste pacifiche per la terribile uccisione del povero George Floyd (i responsabili devono risponderne). Ma poi ci sono state manifestazioni violente che hanno preso il caso a pretesto per mettere sul banco degli accusati l'uomo bianco e occidentale in quanto tale da sottoporre al rito espiatorio dell'inginocchiamento e dell'abbattimento delle statue, cioè la cancellazione della sua storia. Si è arrivati a considerare il "bianco" stesso come sinonimo di male, fino al ridicolo di mettere sotto accusa il gioco degli scacchi perché "il bianco muove per primo" (il gruppo L'Oreal ha addirittura cancellato le parole bianco/sbiancante e chiaro dalla descrizione dei suoi prodotti).

Questo andazzo è cominciato nelle università americane negli anni '80, quando il marxismo, diventato impresentabile, si è riciclato nel "politicamente corretto" e i Multiculturalisti hanno conquistato l'egemonia contestando il Canone culturale dell'Occidente fatto perlopiù di "Maschi Europei Bianchi Defunti", pretendendo "un'adeguata rappresentazione di tutte le possibili minoranze: etniche, religiose e ovviamente di genere" (Andrea Cortellessa). A questa ideologia si ribellò un grande critico letterario, Harold Bloom, che scrisse la sua opera memorabile, Il canone occidentale, appunto per difendere la "qualità" di Shakespeare, Dante, Omero e di tutti coloro che sono i pilastri della nostra civiltà. Scriveva desolatamente: «Oggi mi ritrovo circondato da professori di hip hop, da cloni della teoria gallico-germanica, dagli ideologi del genere e di vari credi sessuali, da innumerevoli multiculturalisti, e mi rendo conto che la balcanizzazione degli studi letterari è irreversibile».

Infatti è arrivata anche la balcanizzazione della politica e dei media, dilagata grazie a internet e ai social. Oggi è autorizzato il disprezzo verso il maschio, bianco, eterosessuale e in Europa aumenta se è "italiano". Ancora di più, da noi, se ha idee di centrodestra, se è contro l'Ue, l'euro e se avversa l'immigrazionismo. Allora non può stare neanche nel consorzio civile. Se poi esprime simpatia per Trump e critica il coro celebrativo verso Greta diventa addirittura un nemico dell'umanità. Se infine è pure cattolico (ortodosso e non progressista), si pensa perfino al bavaglio o alla "rieducazione". Il Ddl sull'omofobia (ora presentato in parlamento) viene percepito così. In un dibattito con il card. Camillo Ruini, il sen. Gaetano Quagliariello ha detto: «Non si ha il coraggio, da parte dello stesso estensore, di ammettere ciò che quel disegno di legge contiene. Non si tratta di colpire chi fa uso di violenza, sia pure violenza verbale. Quel disegno di legge prevede un reato di opinione. Determinate opinioni possono essere punite penalmente. Sotto questo aspetto alcuni contenuti di quel disegno di legge avrebbero potuto essere ospitate dal Codice Rocco, espressione di regimi autoritari, se non totalitari, passati ai raggi X del politicamente corretto. Ma sempre reati di opinione rimangono».

Il senatore, dopo aver parlato di "sdegno", ha concluso: «Quello che è veramente grave è che chi esprime un'opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato. E avere anche in teoria una condanna a molti anni». Il card. Ruini ha aggiunto: «Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo. Cioè, in nome di alcune idee si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà un assolutismo. E qui noi dobbiamo difendere la libertà di espressione, guai se cediamo su questo». Ruini ha aggiunto una critica ai "giornali cattolici" come Avvenire che «continuano a essere piuttosto ambigui. E non si dice invece che, se concediamo questa possibilità di censurare giuridicamente penalmente non delle offese, non delle istigazioni a colpire, ma semplicemente delle valutazioni di ordine antropologico e morale, allora veramente la libertà è in pericolo è ridicolo che la differenza fra uomo e donna possa venire alla fine criminalizzata».

PAPA RATZINGER 
In effetti che si nasce maschi e femmine, che ognuno nasce dall'unione di un uomo e di una donna e che ha bisogno del padre e della madre sta diventando una verità proibita. Ma così si finisce col mettere al bando il buon senso (e gran parte del popolo italiano). Sempre Benedetto XVI, di recente, ha affermato: «La vera minaccia» (anche per la Chiesa) «risiede nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanitarie, opporsi alle quali significa l'esclusione dal consenso fondamentale». Ancora alcuni anni fa, prosegue Ratzinger, «chiunque avrebbe considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si oppone viene scomunicato socialmente. Lo stesso vale per l'aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando un credo anticristico, opporsi al quale verrà punito con la scomunica sociale».

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