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Vittorio Feltri, la verità su Emilio Fede: "Ascesa e caduta di un mito". Chi c'è dietro la cacciata da Tg4 e Mediaset

Vittorio Feltri
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 Emilio Fede, noto giornalista televisivo, ha avuto una carriera formidabile sia in Rai (direttore del Tg1) sia a Mediaset (capo di Studio aperto e di Retequattro). Abilissimo davanti alle telecamere e dotato di un fiuto straordinario per le notizie, ha tenuto banco nel mondo dell'informazione per un numero sterminato di anni. Le sue performance sono memorabili. Ne ricordo una: annunciò la prima guerra del Golfo contro Saddam. Era notte fonda quando egli mandò in onda i bombardamenti iniziali, che sembravano videogiochi, e gli italiani appresero da lui che era scoppiato il conflitto. Non è roba da poco. La sua vita (89 primavere) ha segnato la storia del piccolo schermo, un po' come accadde a Mike Bongiorno e Enzo Biagi, personaggi celebrati giustamente e simbolici. Tuttavia, la fase finale della lunga attività di Emilio è stata viziata da una serie di incidenti che ne hanno inficiato in maniera ingiusta la conclusione. Fede alcune settimane orsono se ne è uscito con un libro sintetico dal titolo poco apprezzato dagli esteti del politicamente corretto, ormai padroni della scena e del vocabolario: Che figura di merda.

 

 

 

 

 

Personalmente questa breve frase non mi scandalizza e ritengo che le 174 pagine di testo meritino una lettura, non tanto per comprendere l'autore quanto l'ambiente fetido del giornalismo e dell'editoria. Basti pensare che l'uomo di cui sto parlando dopo lustri di attaccamento - che definirei morboso - all'emittente berlusconiana, fu cacciato dalla mattina alla sera come un cameriere ad ore. Il suo licenziamento sgarbato grida ancora vendetta. Fede fu costretto a vuotare i cassetti della scrivania di cui era il Dominus e a lasciare seduta stante il timone del notiziario più affettuoso nei confronti di Silvio. Il siluramento non fu opera del Cavaliere, che lo subì con amarezza, bensì dei funzionari del Biscione, i burocrati, la razza più vendicativa dei lavoratori, si fa per dire, che oscillano tra lo spettacolo e l'informazione. Emilio stava sulle palle a parecchi signori della corte di Mediaset poiché era protetto da Arcore, che frequentava assiduamente quale amico di Berlusconi. Ignoro quale sia stata la goccia che fece traboccare il vaso, però so che dal momento in cui traboccò per Fede cominciò una specie di calvario mai più terminato. Trovo che la sorte sia stata crudele con lui, ponendolo in sofferenza nel periodo più delicato della sua esistenza segnata da molti successi. Addirittura Fede ha patito un assalto giudiziario, rimediando una condanna definitiva senza costrutto logico. Probabilmente gli hanno fatto pagare la sua amicizia col nemico della sinistra, il leader di Forza Italia. Lo hanno accusato di tutto, pure dei presunti riscaldamenti climatici. Prove, zero. Cosicché recentemente è stato perfino arrestato perché uscito di casa - essendo ai domiciliari - per festeggiare il compleanno in un ristorante di Napoli. L'ennesima umiliazione. Nonostante ciò il suo libro di memorie è lieve, non trasuda rancore, lo si legge volentieri in quanto è ricco di episodi gustosi narrati con prosa delicata. Fede, piaccia o no, si conferma un fuoriclasse e gli auguro di provare che la Figura di merda non è sua, ma di chi lo ha perseguitato.

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