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Immigrazione, Vittorio Feltri: "Orde di barbari che si mangiano i nostri cani. Matteo Salvini, pensaci tu"

Vittorio Feltri
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Ogni paese ha le proprie abitudini alimentari da cui difficilmente si libera. A Bergamo, dove io sono nato e ho trascorso la giovinezza, la domenica si sentiva un forte odore di arrosto. Nelle case si preparava un piatto tradizionale, il coniglio fritto. Non l'ho mai mangiato perché amavo i coniglietti che mio nonno allevava nel suo cortile. Ma questo è un dettaglio personale insignificante. Uccidere gli animali per nutrirsene è comunemente considerata una pratica consolidata e per nulla condannabile, sebbene sia accompagnata da crudeltà orribili. Molti sono golosi di aragoste, esse nei ristoranti sono esposte vive in bella evidenza. Il cliente ne sceglie una e il cuoco la sbatte in un pentolone di acqua bollente e chi inghiotte il povero crostaceo si lecca le dita e sborsa una discreta cifra per pagare la cosiddetta leccornia. Disgustoso, certamente. Non c'è niente come la consuetudine che annulla qualsiasi tipo di sensibilità. Pertanto non mi stupisco che un branco di migranti a Lampedusa sia entrato in una masseria e abbia rubato galline e capre onde trasformarle in lauto pasto.

 

 

Bisogna condannare il furto, reato grave, però non l'uso alimentare che è stato fatto della refurtiva. La proprietaria della fattoria giustamente ha denunciato i ladri e attende fiduciosa che questi siano sanzionati. Ci mancherebbe. Ma la vicenda non finisce qui. I grassatori in questione, oltre alle bestie citate, hanno stecchito e arrostito perfino il cane della derubata. Già. Il cane. Questo per noi occidentali, italiani in particolare, è ripugnante. Mica siamo cinesi. E il fatto che certi clandestini giunti di sfroso nella penisola ci sottraggano il gatto (è successo un paio di settimane orsono) e lo arrostiscano per strada, e ora si impossessino addirittura del cucciolo di una signora al fine di metterlo in padella non lo tolleriamo. E ci ribelliamo e invochiamo severe pene per coloro che, infischiandosene dei nostri costumi (non del tutto) civili, accoppano bestiole di affezione allo scopo di divorarle.

Chi viene abusivamente da queste parti sarebbe almeno obbligato a rispettare il nostro modo di vivere, viceversa ci sbranano il micio e il botolo. Ciò è intollerabile. Non comprendiamo vari compatrioti i quali non solo incoraggiano l'arrivo dei barbari, ma ne auspicano una urgente integrazione. Come faranno a integrarsi individui dediti al furto e allo sbranamento dei nostri animali a cui vogliamo bene quali figli, talvolta di più? L'unica speranza di salvezza è che Salvini torni a menare il torrone e tenga lontana da noi l'orda dei selvaggi imperversanti e incontenibili. Invece che processare il capo della Lega lo isserei di imperio a Palazzo Chigi al posto del foggiano amico di Casalino. Mentre a coloro che non bloccano l'invasione dei neri e similari direi semplicemente che ci hanno rotto le scatole e gradiremmo si accomodassero in Africa a nutrirsi di lucertole, insetti e a dormire nelle capanne acconce alla loro attitudine umana. 

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