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Furbetti del bonus, che almeno non chiedano lo sconto sulle vacanze

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La Camera

Stefano Loconte
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40 centesimi a testa! A tanto, secondo le prime stime, ammonterebbe la dotazione del fondo di formazione delle casalinghe introdotto con l'annunciato "decreto agosto" (annunciato perché, anche questa volta, abbiamo a disposizione un testo approvato con la nota formula "salvo intese" e, quindi, assoggettato a possibili modifiche in funzione dei confronti, tecnici e politici, ancora in corso). Infatti, la dotazione di tale fondo sarebbe solo di 3 milioni di euro a fronte di una possibile platea di 7 milioni di persone. Il tutto senza considerare che, anche in questo caso, sarebbe necessario l'ennesimo decreto attuativo per rendere veramente operativa la misura proposta (è opportuno ricordare che siamo in attesa dell'emanazione di oltre 200 decreti attuativi collegati a misure introdotte nell'ambito della normativa emergenziale). Siamo di nuovo quindi in presenza di una misura ad effetto "annuncio" senza nessun risvolto concreto nell'operatività dei soggetti destinatari (come già avvenuto per tante altre misure annunciate come, per esempio, il bonus monopattini)? Ci auguriamo proprio di no, anche se i numeri parrebbero andare proprio in questa direzione.

I PIANI, I FINANZIAMENTI
Ci permettiamo, sommessamente, di suggerire al governo un cambio di approccio nella gestione della normativa per far fronte alla crisi economica conseguente alla pandemia. Qualsiasi imprenditore decida di avviare un piano di investimenti, normalmente, prima lo prepara e poi verifica con le fonti di finanziamento interne (capitali a disposizione) o esterne (sistema bancario) se quel piano sia finanziabile o meno. Stesso approccio viene tenuto da chiunque decida di fare un qualsiasi tipo di acquisto, per esempio la casa di abitazione. Stima dell'esigenza concreta (casa di una certa metratura e caratteristiche), verifica delle disponibilità finanziarie in cassa, verifica della sostenibilità del debito con le proprie fonti di reddito, chiusura dell'operazione, se sostenibile. Sembrano considerazioni normali e nessuno di noi penserebbe di muoversi in maniera completamente diversa; semplicemente perché qualsiasi ipotesi di indebitamento e di nuovi investimenti, se sbagliata, finirebbe per ricadere sulla nostra situazione patrimoniale generale. Ebbene, le nostre Istituzioni sembrano muoversi in maniera completamente opposta rispetto a quello che per ognuno di noi sarebbe normale fare.

"IN BIANCO"
Infatti, il governo ha chiesto ed ottenuto dal Parlamento l'autorizzazione allo scostamento di bilancio per ben 25 miliardi di euro di nuovo debito (che dovrà, quindi, essere ripagato da noi italiani) e dopo aver ottenuto tale autorizzazione "in bianco" è andato a costruire la manovra finanziaria di risanamento e rilancio di cui il citato decreto agosto dovrebbe rappresentare la pietra angolare. È come se uno qualsiasi di noi si presentasse in banca a chiedere un finanziamento di importo rilevante riservandosi di dire alla banca solo successivamente all'erogazione del finanziamento cosa intende farne. Possiamo facilmente immaginare che esito avrebbe la nostra richiesta. Ecco, forse occorre cominciare a modificare l'approccio anche in questo tipo di gestione, proprio in considerazione dell'enorme flusso di ulteriore debito destinato ad essere generato grazie alle importanti decisione assunte in tema di Recovery Fund e, speriamo, anche di Mes: definiamo a priori quali siano le iniziative da finanziare e con quali fondi a disposizione, ed il Parlamento approvi tali specifiche misure e la destinazione di tali fondi. Probabilmente, in questa maniera eviteremo di trovarci con misure economiche di grande impatto mediatico, ma che valgono solo 40 centesimi a persona. O con provvedimenti come il bonus da 600 euro, al quale si ha diritto a prescindere dai livelli di reddito (e speriamo che i parlamentari che ne hanno fatto richiesta non decidano di approfittare anche del bonus vacanza...). Nel rispetto del Parlamento e di tutti i cittadini. E nel rispetto delle tante mamme casalinghe beffate da un governo che millanta di valorizzarle.

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