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Vittorio Feltri difende Lucia Azzolina: "Perché Libero le deve chiedere scusa". I veri colpevoli: "Notato che Conte e Di Maio...?

Vittorio Feltri
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Da ben oltre un mese su qualsiasi giornale giganteggia la fotografia di Lucia Azzolina. Conte e Di Maio non sono scomparsi dalle pagine, ma sono finiti in secondo piano, si potrebbe dire dietro le quinte. La ministra dell'Istruzione viene strapazzata perché considerata responsabile dei dilemmi che sconvolgono la scuola italiana a causa del Covid. Sicuramente nel caos generale del settore ella ci ha messo del proprio, forse la sua competenza non è al top, e anche noi di Libero abbiamo contribuito nel ricoprirla, esagerando non poco, di contumelie non sempre meritate. Approfitto della presente circostanza per chiederle scusa a nome dell'intera redazione. La polemica politica è aspra e spesso volgare, tuttavia nel caso di Lucia noi scribi ci siamo lasciati prendere la mano. La signora indubbiamente ha commesso molti errori nel tentativo patetico di riorganizzare le aule e l'intero ambaradan legato alle lezioni in classe. Ma mettiamoci nei suoi panni, tacchi a spillo esclusi: come ci saremmo comportati? Come avremmo agito al suo posto? Da almeno mezzo secolo seguo le vicende statali e ho visto sfilare al vertice del dicastero dell'educazione decine di uomini e donne che si sono impegnati, anche in maniera confusionaria, per rendere la pubblica istruzione all'altezza dei tempi. I risultati dei loro sforzi sono stati pressoché fallimentari. Da quando la famosa ed eroica riforma Gentile è stata incoscientemente cassata, si è avviato un decadimento del settore da far paura. Un passo dopo l'altro ci siamo appropinquati al burrone e talvolta siamo precipitati molto in basso. Negli anni Sessanta si promosse l'unificazione delle scuola media allo scopo di garantire ai ragazzi usciti dalle elementari una base di partenza uguale per tutti, benché non tutti i fanciulli siano uguali. Fu abolita l'obbligatorietà del latino, vennero rivisti i programmi triennali. Ovvio che la qualità complessiva degli studi triennali decadde. Poiché l'organico degli insegnanti era carente, si pensò di mandare in cattedra gli studenti universitari lontani dalla laurea. Il meccanismo si inceppò, dato però che al peggio ci si abitua in fretta, si procedette.

 

 

 

Da allora la scuola non si è più risollevata. I docenti continuano a essere mal pagati, direi umiliati, e il loro lavoro non può che essere scadente. I vari ministri che si sono succeduti hanno messo qua e là delle toppe al sistema, notoriamente peggiori dei buchi. E oggi siamo qui a prendercela con quella poveracrista della Azzolina, che ha dovuto arrangiarsi con il dilemma provocato dal virus. Da lei abbiamo preteso troppo, il governo le ha affidato un incarico impossibile e non mi pare che i tecnici di cui si è contornata per forza di cose l'abbiano aiutata. Si è data da fare come una matta, saltabeccando tra i banchi a rotelle e le aule mancanti, un rebelot in cui chiunque avrebbe perso la sinderesi. Tra pochi giorni l'esercito degli studenti scenderà in pista e ne vedremo delle belle, specialmente nel campo dei trasporti, e la stampa si divertirà esercitando un linciaggio a regola d'arte della povera Lucia, che a mio modesto giudizio ha soltanto una colpa grave, quella di aver praticamente chiuso le scuole paritarie, uccidendo la libertà di insegnamento. Non solo, ma senza gli edifici e la didattica specialmente dei preti non avremo le classi a sufficienza per dare ospitalità a tutti gli alunni. Questo aspetto non è stato preso in considerazione dal premier che ha scaricato il peso del dramma istruzione sulle gracili spalle di una ragazza ministro accidentale. Conte si conferma così un pessimo presidente del Consiglio.

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