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Roberto Saviano si scaglia contro il Pd e contro Giuseppe Conte: "Mediocre e insipido"

Elisa Calessi
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Che dire? Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie». Potrebbe essere uno dei tanti troll che girano in rete. Un hater, un odiatore, come si dice ora. Uno che, insomma, ce l'ha, a torto o a ragione, con il Partito democratico e riversa il suo rancore via social. L'odio, le parolacce, gli insulti sono pane quotidiano nel mare magnum del web. Fosse così, poco male. Tutti i partiti, i leader politici, i parlamentari lo sanno e ci fanno il callo. Il problema, da cui l'imbarazzo e la rabbia al Nazareno, è che a scrivere queste parole, ieri, il giorno dopo la direzione del Pd che ha sancito la scelta di votare sì al referendum per il taglio dei parlamentari, è stato Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, l'intellettuale più amato a sinistra, un'icona. Tanto che il suo nome, periodicamente, ritorna quando si è alla ricerca di un Messia. Anche se, finora, Saviano ha sempre rifiutato ogni corteggiamento della politica. Non ha nemmeno mai rinunciato, però, a dire la sua. E ieri lo ha fatto. Con una virulenza, con una asprezza, che ha lasciato di stucco un po' tutti.

 

 

«E quindi, al referendum confermativo del 20 settembre, il Pd voterà sì. Lo ha deciso (circostanza rara... probabilmente oggi pioverà) il segretario Nicola Zingaretti», è l'incipit del suo post su Facebook. «Una comunicazione secca, per indicare la linea politica su una questione che non sembra essere importante in sé, ma che pare fondamentale per la "sopravvivenza del governo"». Saviano attacca direttamente Zingaretti: «Quanta decisione segretario! Quanta asciutta determinazione! Non come gli sproloqui in politichese che ha dedicato a chi le faceva notare che il suo partito non ha battuto ciglio quando si è trattato di rinnovare gli accordi con gli aguzzini libici contro le determinazioni della Assemblea Nazionale del Pd. Ma è comprensibile: la sopravvivenza politica vale molto di più di quella di esseri umani che neanche conosciamo, poiché occultati alla nostra vista dai lager libici».

E ancora: «Un tempo si parlava di egemonia culturale, oggi siamo nell'era della egemonia del superficiale, quel terreno sul quale semianalfabetismo e semicoltismo disputano alzando tanta polvere. In tutta franchezza, questo referendum dal quale parrebbero dipendere le sorti del governo, del Paese e forse del mondo intero, non è altro che la definitiva affermazione di un semplice principio: la politica si occupa dell'inessenziale, poiché ha necessità di eludere la difficoltà e la complessità». E ne ha anche per il premier, Giuseppe Conte: «Un tempo imbelle stiamo vivendo, ben simboleggiato dalla mediocre vacuità del capo di questo governo, altro soggetto attento solo alla propria sopravvivenza politica e insipido come il pane toscano, che però è nutriente e sublima i sapori forti. Che dire a questi supervivientes profesionales il cui unico obiettivo è esserci sempre, comunque e a ogni costo? "Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie"». Citazione di Max Gazzè e della Favola di Adamo ed Eva. Sopravvivenza, opportunismo.

 

Sono insulti che bruciano. Dal Pd, pochi, rari commenti. Nessuno si aspettava un attacco così. Ma al Nazareno si è deciso di non replicare. Perché rispondere per le rime a Saviano, non si può. Sarebbe un boomerang. Solo in due hanno replicato. «Rispetto Saviano come intellettuale e come scrittore, e sono profondamente convinto che tutti possano esprimersi liberamente, ma adesso stiamo esagerando. Di quali bugie parla? Lui faccia il suo che noi sicuramente, come sempre, facciamo e faremo il nostro», ha commentato all'Adnkronos il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Pd Lazio. L'altra voce che ha deciso di intervenire è quella di Stefano Ceccanti, deputato e costituzionalista, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali e sostenitore del sì al referendum. «Il Pd non vota sì per tenere in vita il governo perché la stabilità del governo non è comunque in discussione. Vota sì per una prima riforma che apre anche ad altre, perché le istituzioni di questo Paese hanno bisogno di essere aggiornate per essere davvero utili al Paese. Per essere parte della soluzione e non del problema». 

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