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Beppe Grillo, "dal vaffa al M5s partito verde". Renato Farina, la parabola del "furbetto del giardinetto"

Renato Farina
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Beppe Grillo è tornato quello che sei anni fa si tuffò e nuotò come una foca traversando lo stretto di Messina a nuoto. Aveva sessantacinque anni, un fisico più somigliante al cotechino che al merluzzo, detto anche pesce veloce del Baltico, ma l'impresa riuscì e suscitò universale ammirazione. Il M5S non ha mai avuto, a parte il vaffa, alcuna linea politica, ma almeno allora si guadagnò grazie al suo fondatore una linea di galleggiamento. Be', addio galleggiamento in questi ultimi mesi: i suoi leader non trovano neanche un'insenatura gentile dove spiaggiarsi dignitosamente. Annaspano mordendosi tra loro nella loro morta gora. Un disastro. Poteva provare a rimediare solo il vecchio comico, con qualche virata con la maschera e le pinne. Fatto. Grillo ha cambiato il colore dei grillini, notoriamente giallo. D'ora in poi saranno verdi, o se preferite green. Ambientalisti, ecologisti, giovanilisti, perbenisti, specialisti assoluti nel riciclaggio dei rifiuti, cominciando da sé stessi, secondo gli insegnamenti dell'economia circolare. Saranno il Partito di Greta Grillo. Dal vaffa al mondo intero, tutti stronzi; al Laudata Sorella Natura, Fratelli tutti. Da tempo circolano analisi mai smentite di un neo-partito di centro da costituire intorno a Giuseppe Conte. Insieme ai grillini più a modo, si radunerebbero cattolici oggi senza casa, con il favore di alcune cerchie vaticane (da non confondersi con le aureole) e ambienti del politicamente e delicatamente corretto, una mescolanza di giustizialismo e misericordia. Gesuiti e magistrati di un certo tipo, basti osservare i collaboratori del Fatto quotidiano, dove si va dall'ex presidente di Cassazione Antonio Esposito, che condannò Berlusconi, al direttore di Civiltà cattolica, Antonio Spadaro, che impiccò Salvini al suo rosario. Ci ha pensato Grillo a costruire un programma a questo neo M5S, anzi forse 12 come quelle della bandiera europea. Un barcone ideologico del nuovo tipo in cui imbarcare grillini freschi insieme a quelli stagionati. Prima di esplorare con voi le colonne verdi, verdissime di questa nuova cattedrale gentile che sostituisce quella sfasciata dai fiaschi governativi vediamo perché Grillo ha dovuto discendere dal cielo.

Le mose di Vito - Nei giorni scorsi il cosiddetto capo politico del MoVimento, tale Vito Crimi, si era dichiarato ostile all'incarico all'ex presidente della Bce. Era arrivata all'Adnkronos la notizia, non smentita, che pure Grillo fosse di questo avviso. Crimi in quei momenti ebbe accanto, nel ripudio di Supermario, la vicepresidente del Senato, l'irosa Paola Taverna. Anche Alessandro Di Battista era della medesima idea, ed è l'unico tra i kapò a non aver mutato parere, fedele al suo idolo Che Guevara nel detestare i banchieri (peccato che pure il Che fu governatore della Banca di Cuba proprio come Draghi di quella d'Italia, ma non è da questi particolari che si giudica un rivoluzionario). I peones grillini del Senato (Palazzo Madama è decisivo per la fiducia) in gran parte erano anch' essi orientati a sventrare i Draghi: hanno sempre saputo che come le sirene essi purtroppo esistono, e sono figli di troika. Grillo nel frattempo - venendo in soccorso a Di Maio, Conte, Fico, Patuanelli eccetera, affezionatissimi ad auto e aerei blu - aveva maturato il suo sì a Draghi insieme con la sua trascolorazione come Hulk nel verde clorofilla. Ma che fare con Crimi? Impossibile defenestrarlo, in fondo è un bravo ragazzo. Non elevatissimo, ma utile. Questo ha pensato Grillo. Direte, giustamente: Crimi chi? In realtà se ieri avete potuto ascoltare il suo incredibile discorso detto della giravolta all'uscita dall'incontro con Draghi, avete già capito tutto. In precedenza era famossimo solo nelle zone terremotate intorno ad Amatrice: era stato incaricato da Conte della ricostruzione, se si rifà vedere da quelle parti lo trasformano in guanciale per l'amatriciana.

Scende l'elevato - Con questo precedente era sembrato perfetto ai geni grillini per ridare vitalità al loro partito intorpidito dall'eterna vacanza dell'Elevato nei cieli del far niente. Parliamo appunto di Beppe, che com' è noto, si fa chiamare così. Sta in alto. Però ogni tanto, come il Deus ex machina delle tragedie classiche viene giù dal suo paradiso per sistemare la baracca, mettendone insieme con lo scotch i rottami. E questi è stato decisivo. È arrivato. E ha portato con sé il nuovo patto fondativo. Come lo skipper di Luna Rossa all'America' s Cup sposta il veliero dove intuisce esserci vento, così Beppe. In Italia non esiste più un partito verde, anzi c'è ma non esiste. È troppo caratterizzato per il suo essere di sinistra. Non così altrove in Europa. E prendono caterve di voti, specie adesso che sul tema insiste il mondo intero: l'Onu, la Chiesa, e - appunto - Greta Thunberg, che Beppe Grillo ha soffiato a Beppe Sala. Magari punta a consolidare il suo 15 per cento, in fondo anche se valgono come ciabatte, i suoi ministri e specie Conte hanno i loro sventurati fan, e magari si può andare al 20 invece che naufragare al 7-8 per cento. In questo forse è stato ispirato da Gianfranco Rotondi, immortale deputato irpino e democristiano, fondatore di Rivoluzione cristiana, il quale sull'Huffington Post annunciò la nascita della Balena Verde. Da chiunque abbia copiato il Mosè redivivo è sceso da molto più in alto del Sinai portando le nuove tavole della legge stellata. C'è tutto sul suo blog. Il primo comandamento è «Creare un ministero per la transizione ecologica». Il secondo: «Creare un consiglio superiore per lo sviluppo sostenibile», e via così. Grillo propone la città del sole, anzi delle fragole, con questo slogan da furbetto del giardinetto: «Le fragole sono mature. Le fragole sono mature» oibò. E chiede a Draghi di «Nominare ministra/o una persona di alto profilo scientifico e di visioni». Chi? Marco Travaglio nell'editoriale di ieri aveva fatto un nome, Piercamillo Davigo. Davigo a cavalcare la Balena Verde. Oddio. 

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